mercoledì 21 dicembre 2011

Una serata perfetta...o quasi

La cena è pronta...o quasi. Mancano solo dei ritocchi e qualcosa ancora da scaldare. Le luci di Natale che adornano il presepe sono accese; i tuoi fiori sul tavolo, bellissimi e profumatissimi che mi scaldano il cuore; le canzoni natalizie in sottofondo, delicate e soffici quasi come fiocchi di neve. Il fuoco è acceso, so che ti piace e appena sarai arrivato andrai di sicuro a sederti lì, guardando il mio piccolo presepe ed elencandone tutti i difetti. La tavola è quasi pronta, ho usato la tovaglia rossa, quella del pranzo di Natale; i tovaglioli di carta rossa comprati a Santa Lucia; due bicchieri, due piatti e l'attesa di vederti. I minuti passano, le nostre canzoni scorrono, il pane scricchiola sui carboni accesi. Ci sono tutti gli ingredienti che ci piacciono di più, i nostri ingredienti per un attimo di tranquillità, per essere soli, per una serata perfetta...o quasi. Forse ho cucinato male, forse non ho preparato abbastanza, forse c'è poco sale o magari ce n'è troppo. Potrebbero rientrare i miei da un momento all'altro o magari fanno tardi e abbiamo ancora tempo. Forse sono io che mi faccio troppi problemi. Arrivi nel freddo di una serata d'inverno, hai le mani ghiacciate e il naso freddo. Ma l'atmosfera è calda, i nostri cuori anche e rannicchiata nel tuo abbraccio penso che davvero la serata è perfetta...o quasi.

All I want for Christmas...is you.

martedì 15 novembre 2011

Briciole

Raccatto briciole. Da quando mi sveglio al mattino a quando i miei occhi si chiudono, ormai sempre a notte inoltrata, io raccatto briciole. Dieci minuti la mattina, dodici se sono fortunata. Briciole. Sono sempre la prima ad uscire dall'aula, più sono veloce più riesco a guadagnare minuti a pranzo. Briciole. Stai attenta, vigile, sempre pronta. Tieni d'occhio l'orologio, il cellulare sempre accanto. Non puoi farti scappare l'occasione, potrebbero esserci altre briciole in arrivo quando meno te le aspetti. Non ti addormentare, potresti non accorgertene. Un messaggio inaspettato, una mail insperata, la sua voce al tuo fianco quando cerchi di concentrarti per cantare bene. Briciole. La sua mano nella tua, le dita intrecciate nel buio della sera con il rumore della strada in sottofondo. Briciole. Sono avida di questi momenti, io sono una persona avida di briciole. Camminare ad un metro di distanza, sai c'è tanta gente, meglio evitare. Ancora briciole. Parlare ore e ore di cose che non capisci soltanto per poterti addormentare con la sua voce in testa. Briciole, solo briciole, nient'altro che briciole. E' così facile per me voler bene ad una persona, che mi chiedo perché sia tanto difficile voler bene a me.

mercoledì 2 novembre 2011

Basterebbe un caminetto

Guardo la fiamma leggera che corre verso l'alto, ascolto il legno di pino che scoppietta, sento il profumo della buccia del mandarino che brucia. Casa. D'inverno per me la casa è il camino e il fuoco sempre acceso. Sembra una cosa banale, eppure ritrovarsi seduti tutti intorno al caminetto fa fermare il tempo e mi porta in un mondo fatato. Adoro le pubblicità ( sì, lo confesso) e mi verrebbe da dire: dove c'è un camino, c'è casa. E forse mi ero illusa che sarebbe stato sufficiente un camino per farmi sentire bene in una casa non mia. Errore. Ho corso troppo. E' ancora presto, anche soltanto per immaginarlo. Ho ancora bisogno della mia, di casa e della mia, di famiglia. Sì, il fuoco scalda e riscalda. Ma non basta ancora per fare di me e di te, un noi. Siamo ancora soltanto io e te, te ed io. E' già tanto, in così poco tempo. E allora sai che ti dico? Prendo un bel mandarino con le foglie (che profumano di più quando bruciano), mi siedo accanto al cammino, mi scaldo le mani e aspetto. Ci sarà questo tempo anche per noi, un giorno.

venerdì 28 ottobre 2011

Dicono che è vero

Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
dicono che è vero che ogni grande amore
naufraga la sera davanti alla tv
dicono che è vero che ad ogni speranza
corrisponde stessa quantità di delusione


Per una torta che non esce, non si fanno più torte? Ne ho appena infornata la seconda della giornata, dopo che una è finita nella spazzatura per quanto era bruciata. Per un amore che finisce male, non si deve amare più? E perché? Ogni amore è diverso, ognuno ha la sua storia, i suoi tempi, le sue speranze e le sue delusioni. Perché smettere di credere nell'amore solo perché uno non è stato in grado di credere all'impossibile? Io ci credo ancora, sono pronta a corciarmi le maniche e a portare fino in fondo questo amore. Non voglio essere ragionevole, razionale e matura. Non voglio ascoltare chi non crede in noi perché io invece ci credo eccome. Dicono che non mi porterà da nessuna parte, eppure sono già molto più lontana di qualche mese fa. Dicono che non è la persona giusta per me, eppure mi rende ogni giorno una persona migliore. Dicono che mi sono accontentata, eppure sono mesi che io non piango più. Dicono che avrei potuto avere di meglio, eppure il mio cuore dice che io il meglio ce l'ho già. Non voglio arrendermi ancor prima di iniziare perché adesso, nonostante le discussioni, i litigi, i problemi, per chi non l'avesse ancora capito, io sono felice. Ci sono sempre i rimpianti, non lo nego, il passato non si cancella, è sempre lì a ricordarci cosa è stato. Ma è arrivato il momento di chiudere un capitolo, anche se con amarezza, ed aprirne un altro con tutto l'entusiasmo che solo un vero amore può dare. 

dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più 
non c'è montagna più alta di quella che non scalerò
non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò

giovedì 20 ottobre 2011

Per tutte le donne

INADEGUATA

O troppo alta, o troppo bassa,
le dici magra, si sente grassa,
son tutte bionde, lei è corvina,
vanno le brune, diventa albina.
Troppo educata, piaccion volgari!
Troppo scosciata per le comari!
Sei troppo colta e preparata,
intelligente e qualificata,
il maschio è fragile, non lo umiliare,
se sei più brava non lo ostentare!
Sei solo bella ma non sai far niente,
guarda che oggi l'uomo è esigente,
l'aspetto fisico più non gli basta,
cita Alberoni e butta la pasta.
Troppi labbroni, non vanno più!
Troppo quel seno, buttalo giù!
Sbianca la pelle, che sia di luna!
Se non ti abbronzi, non sei nessuna!
L'estate prossima, con il cotone
tornan di moda i fianchi a pallone,
ma per l'inverno, la moda detta,
ci voglion forme da scolaretta.
Piedi piccini, occhi cangianti,
seni minuscoli, anzi giganti!
Alice assaggia, pilucca, tracanna,
prima è due metri poi è una spanna.
Alice pensa, poi si arrabbatta,
niente da fare, è sempre inadatta.
Alice morde, rosicchia, divora,
ma non si arrende, ci prova ancora.
Alice piange, trangugia, digiuna,
è tutte noi,
è se stessa,
è nessuna.


Per tutte le donne del mondo, che si sentono sempre e comunque inadeguate ma che nel loro essere piene di difetti, sono sempre così maledettamente perfette.

giovedì 6 ottobre 2011

Sognavo un amore stupido

Io sono un cartone animato vivente...per scelta. Ho deciso che tutte le volte che mi è possibile, voglio essere buffa, divertente, sciocca e voglio ridere. Ridere delle cose più semplici che possano esserci, ridere solo per il gusto di farlo. Perché altrimenti veniamo schiacciati dalle difficoltà e dalle cose tristi della vita. Non si può mica essere sempre seri, bisogna sapersi prendere in giro. Io sono felice di tutto quello che ho, di quest'amore gratuito che mi è stato concesso. Ho sempre desiderato un rapporto così, maturo, serio di quelli che la sera si fanno progetti, si pensa al futuro, si comincia a dar forma alla vita insieme che sarà come noi vogliamo che sia. Ma non nascondo che un po' sognavo un amore stupido, uno di quelli adolescenziali, imprudenti, totalmente con la testa tra le nuvole e i piedi sollevati da terra. Uno di quegli amori che non si preoccupano di niente e di nessuno, che non si giustificano, non perché non debbano farlo, ma perché non si rendono conto di doverlo fare. Uno di quegli amori da peluche e cuoricini, che ho sempre criticato e che mi hanno sempre dato il voltastomaco. Eppure non posso rinnegare il mio essere un cartone animato vivente e il mio vivere con un piede nella realtà e uno nella fantasia. Perché è in questo modo che ho imboccato la strada per staccare la mente dai problemi e dalle responsabilità ed essere davvero una persona felice. Non chiedo molto, soltanto di poter continuare a sognare...ancora per un pò.

Un buon waataaii a tutti!

mercoledì 21 settembre 2011

Rossetto e cioccolato

Che sensazione di leggera follia
sta colorando l'anima mia
immaginando preparo il cuscino,
qualcuno, è gia nell'aria qualcuno
sorriso ingenuo e profumo...

A me piace cucinare e ancora di più mangiare. Figuriamoci se poi mi viene chiesto di cucinare per qualcuno di veramente speciale. Il massimo che io possa desiderare. Il dolce è già pronto in frigo e tutto l'occorrente per il cous cous mi aspetta in cucina per essere sminuzzato. L'agitazione cresce al passare delle ore e l'unica domanda che mi frulla in testa è questa: gli piacerà? Ma in realtà so già che qualunque cosa accada, dovesse anche esplodere la cucina con tutta la casa, mi dirà sicuramente che è buonissimo. E lo farà perché non importa cosa e come cucino, ma importa soltanto stare insieme, noi due...e mia madre. Beh, non si può mica volere tutto dalla vita, ci si accontenta di quello che passa il convento. Di certo non ho tutta questa fretta di mettermi ai fornelli. Verranno anche quei giorni e saranno tanti, quindi meglio non accelerare le cose. Ma come ogni prima volta, l'idea di questa cena un po' particolare mi fa stare su di giri e non vedo l'ora che si sieda lì, alla nostra tavola come se fosse la cosa più normale di questo mondo, come se ci fosse da sempre, come se già facesse parte della famiglia. E allora metto su il cd di Ornella Vanoni, mi rimbocco le maniche, mi metto all'opera e mi chiedo se non abbia questo sapore, la felicità.

Si fa così
per cominciare il gioco
e ci si mastica poco a poco
si fa così
è tutto apparecchiato
per il cuore e per il palato
sarà bello bellissimo travolgente
lasciarsi vivere totalmente
dolce dolcissimo e sconveniente
coi bei peccati succede sempre...

martedì 30 agosto 2011

Battaglie estive

Questa è stata l'estate delle grandi battaglie. Ho dovuto impegnare me stessa anima e corpo a combattere contro nemici implacabili. Sono al limite delle forze ma la guerra non è ancora finita. Credo di essere un tipo pacifico e ho tentato di scendere a patti e prevenire lo scontro. Mi sono impegnata in lunghe trattative per cercare di raggiungere un compromesso. Ma loro niente, non hanno voluto sentire ragione. E allora mi sono munita delle armi più potenti che ci siano in circolazione, soprattutto armi chimiche e batteriologiche, le mie preferite. In realtà non si sono rivelate così efficaci come pensavo. Riescono a distogliere la loro attenzione per un po' ma l'effetto è solo di breve durata e la vera battaglia comincia soltanto dopo. Le senti quando arrivano, ti guardano negli occhi, prendono la rincorsa e vengono verso di te assetate di sangue. Sì, puoi tentare di scappare ma sono più veloci e prima o poi ti trovano sempre. Ho cercato di mimetizzarmi il più possibile tra la folla, camuffando con vari mix di profumi l'odore inconfondibile di anidride carbonica che pare abbia la mia pelle, ma mi hanno sempre trovata. Alla fine dei conti è con grande dolore che devo ammettere che hanno vinto. Sì, mi arrendo. Mi avete presa, fate di me ciò che volete. Sono una vittima inerme, senza più forze nè volontà di combattere. Mi ritiro sventolando la bandiera bianca in segno di resa e con 40 gradi all'ombra sarò costretta ad indossare i jeans più pesanti che ho. Perché le mie gambe, il vero campo di battaglia, sono coperte da 45 punture di zanzare, le mie nemiche.

martedì 9 agosto 2011

Sono una tuttofare

Sono fatta così, ormai lo sapete anche voi: devo avere tutto sotto controllo. E allora parlo troppo perché parlo con me stessa e mi organizzo la vita passo passo. Il problema è che poi inizio ad organizzare la vita anche di chi mi sta accanto, che magari di programmi come i miei non ne ha bisogno. Io ho la brutta abitudine di fare e disfare a mia totale discrezione qualunque cosa si presenta sul mio cammino. E questo purtroppo è un difetto che mi ha fatto costruire e distruggere tante cose buone che avevo nella vita. Sono piccola fisicamente ma credetemi, quando sono in forma, ho la delicatezza di un carro armato. Prendo la rincorsa, ingrano la quarta e parto a tutta velocità travolgendo tutti e tutto. Faccio tutto io. Questa è un'accusa ricorrente nei miei rapporti con gli altri. E la cosa buffa è che assolutamente vero: sono una tuttofare. Sono eccessiva. Sarà che ho tutta questa voglia di fare, di dare, di amare, che non riesco a contenermi e divento immancabilmente eccessiva. Rido, piango, accelero poi freno all'improvviso, accuso, poi mi pento, mi scuso, sorrido e ricomincio da capo. Faccio un sacco di strada, finisco il giro, riparto dal via dopo mille imprevisti e probabilità, cado, mi rialzo, pasticcio, intreccio, rimetto in ordine e scombussolo tutto di nuovo. Ad un certo punto mi stanco, è anche normale. Mi fermo a riprendere fiato e ti trovo lì. Sei lì immobile e premuroso a guardarmi con quei tuoi occhi dolci come fossi un bambino ai primi passi che cammina incerto, barcolla e poi cade. Sei lì, in silenzio, ad aspettarmi. Lo hai fatto per così tanto tempo che ormai sei abituato. E quando finalmente mi fermo a guardarti a mia volta, trovo in te consolazione a questo mio tormentato viaggio, la mia unica grande certezza: l'amore che provi per me.

martedì 2 agosto 2011

Immobile

No, io proprio non so stare ferma. Soffro in questa condizione di immobilità costante, perché sono queste le situazioni in cui mi fermo a pensare e se penso immancabilmente mi logoro. Mi fa male la testa a pensare, vorrei solo poter staccare il cervello, metterlo un attimo in standby. Voglio ritrovare il piacere di una bella dormita, di quelle che ti sveglia la mattina e ti senti assolutamente riposata e in pace con il corpo e la mente; una di quelle dormite che puoi fare solo dopo una giornata assurda passata a correre qua e là senza un attimo di respiro. Qui invece le giornate scivolano senza un senso, senza mai acquistare un significato, quasi fossimo in una bolla di sapone senza poter sentire il rumore di ciò che si muove al di fuori. Dentro di me c'è una perenne sensazione di instabilità, l'angoscia dell'attesa, l'inquietudine di non sapere dove, come, ma soprattutto quando. Ho bisogno di piani, di programmi. Cerco di essere un altro tipo di persona, ma non lo sono. Io sono una persona che programma, progetta e pianifica tutto e questo vivere nel caos dell'ignoto mi agita. Che poi ogni tanto sarebbe gradita anche una sorpresa, bella possibilmente.


Lasciami sognare
lasciami dimenticare
lasciami... ricominciare a camminare
a passi... più decisi
e fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
forse crescere e invecchiare
quanto ancora ho d'amare

quanto ancora ho d'amare.

domenica 24 luglio 2011

Come un cervo

Spendiamo un sacco di tempo a cercare lontano quelle risposte che sappiamo di poter trovare soltanto dentro noi stessi. Il confine tra giusto e sbagliato è sempre molto labile e credo che qui addirittura la questione sia un'altra: dove stiamo andando? Perché amarsi non è guardarsi negli occhi ma guardare entrambi nella stessa direzione. Come al solito ho la sensazione di essere un grosso elefante che cammina sui cristalli, ho l'impressione di rompere qualsiasi cosa io sfiori ad ogni passo che faccio. Sarà nella mia natura questa tensione costante, questo mio non trovare pace, questo nervosismo perenne che non mi permette di godere il piacere di un grosso sospiro di sollievo. Appena riesco a mettere a posto una cosa, se ne rompe un'altra, appena ristabilisco un equilibrio arriva qualcosa a rimettere tutto sottosopra. E torno ad essere stanca, come quando mi sveglio la mattina e mi sembra di aver dormito solo cinque minuti. Cerco di aggrapparmi alle sponde del letto e alzarmi comunque, così come cerco di trovare la forza per affrontare le tante sfide che mi aspettano in futuro. E intanto, mentre mi riposo e recupero le forze, rimango ferma ad osservare la situazione, a studiare le mosse di questo strano destino, in attesa di un suo gesto, di un suo movimento, in attesa del momento in cui scoprirà le carte e mi servirà su un piatto d'argento il suo asso nella manica. Rimango ferma senza far rumore, in silenzio, in ascolto, con gli occhi attenti e le gambe pronte a fuggire in caso di pericolo. Rimango ferma immobile in attesa della prossima sfida da affrontare, proprio come faceva quel cervo oggi nel bosco, che ci scrutava attraverso i rami, che non ci staccava di dosso quegli occhi grandi pieni di determinazione che, in quella atmosfera ovattata di una giornata grigia, sembrava volessero dirmi di stringere i denti e continuare a lottare.



lunedì 18 luglio 2011

Palloncini

 
Organizzare un matrimonio richiede un anno abbondante di preparativi che culminano nelle due settimane appena precedenti il grande giorno. Sono stata sommersa dagli impegni, dalla gente, dalle preoccupazioni e dal caldo. Certo non era il mio, di matrimonio, ma sentivo la responsabilità di far filare tutto liscio, neanche fosse stata colpa mia la non riuscita di qualche dettaglio che mia sorella sicuramente avrebbe notato. Credo di aver fatto tutto ciò che era in mio potere, credo di aver dato tutto ciò che era nelle mie possibilità, credo di esser rimasta nel giusto ruolo di sorella della sposa senza rubarle più di tanto la scena come invece pare che in Inghilterra sia di moda nelle nozze reali. Non mi sono fermata un attimo, ero una trottola impazzita. Nel ciclone dei preparativi ho coinvolto, nel bene e nel male, le persone a cui tengo di più, risucchiandole come un vortice incontenibile nelle "cose da fare" appositamente segnate da mia sorella in uno dei suoi mille elenchi e depennate tutte da poco, il tratto è ancora fresco. Tutto è già tornato in ordine, le luci si sono spente, è calato il sipario, il pubblico è andato via. E io mi ritrovo qui sul palco a guardare le tende rosse di questo teatro vuoto. Oggi è lunedì, bisogna trovare qualcosa da fare, per tenersi occupati, per riempire le giornate. Mi aggiro per casa senza una meta, non ho voglia di sentire altri pianti. Esco fuori in giardino, guardo l'arco ancora addobbato, sento ancora l'odore pungente della plastica dei palloncini ormai sgonfi e buttati lì in un angolo tra i fiocchi e i nastri. Sospiro. Questa sorta di apatia deve finire, ho metà armadio in più da riempire.

venerdì 15 luglio 2011

10 cose che odio di te

1 Ti odio quando mi guardi, parli con i tuoi amici con un'aria indifferente e non ti volti mai verso di me mentre io aspetto impaziente che tu mi conceda un tuo sguardo.
2 Ti odio quando non mi scrivi per ore, sparisci immerso nel tuo lavoro e mi sembri così inafferrabile che la mia testa non ragiona più in quei momenti.
3 Ti odio quando non parli e ti chiudi in te stesso, quando non mi rendi partecipe dei tuoi piccoli problemi quotidiani e mi lasci lì a divorarmi nel rimanere a guardare da spettatrice la tua vita.
4 Ti odio quando mi permetti di lamentarmi per ore senza dire una parola e senza reagire, aspettando in silenzio che finisca le mie assurde battaglie contro il mulino a vento della tua testardaggine.
5 Ti odio quando con quell'espressione seria da uomo maturo mi dici che faccio la bambina perché in quelle occasioni hai sempre assolutamente ragione e questo il mio orgoglio fa fatica ad accettarlo.
6 Ti odio quando ti fermi ad ammirare un particolare di una casa, di una costruzione, il soffitto di una stanza, perfino un pannello solare che per me è solo una macchia nera su un tetto, ma che tu guardi con occhi pieni di interesse tanto che sento una punta di gelosia in fondo allo stomaco.
7 Ti odio quando sorridi e saluti mia madre o parli con lei con quel tuo modo di fare spontaneo perché mi sembri così maledettamente perfetto da mangiarmi le mani per aver aspettato così tanto.
8 Ti odio quando mi lasci la mano per paura che qualcuno ci veda come fossimo due ladri beccati in flagrante a rubare qualcosa di estremamente prezioso e delicato come credo che sia il sentimento che ci lega in questo momento.
9 Ti odio per tutte le cose che non mi hai detto, che continui a non dirmi, per i tuoi silenzi e i tuoi rimproveri, perché ci sono momenti in cui riesci a farmi sentire la persona più importante al centro della tua attenzione ma già l'istante successivo sembra che tu abbia dimenticato anche il mio nome.
10 Ti odio perché non so come, non so quando e non so perché, sei riuscito a farmi innamorare di te.

mercoledì 6 luglio 2011

Un ragazzo come te

Un ragazzo come te
ahi ahi che gli farei
un ragazzo che mi parli di domani
e non lascia i sogni
pianger per me

Sapevo che eri una persona speciale, ma non immaginavo così tanto. Grazie. Ora so che ci sarai sempre per me e questo mi dà una tranquillità assoluta. E sappi che io ci sarò sempre per te in qualunque momento. Se cento volte chiamerai, cento volte io ti risponderò.

E' proprio vero che un ragazzo come te...è sprecato.

mercoledì 29 giugno 2011

S.O.S

Sono disperata e cerco aiuto. Devo organizzare l'addio al nubilato per mia sorella. Tutte le sue amiche mi hanno garantito sostegno ed aiuto, ma come al solito quando si arriva al dunque tutte si defilano per un motivo o per un altro. Al cibo ci penserò io ma non mi dispiace farlo e ho già tante idee, ma per animare la serata cosa posso organizzare? Si accetta qualsiasi genere di suggerimento che rimanga nell'ambito della decenza perché vorrei evitare cose "di un certo tipo" che non farebbero piacere a nessuno!

Aspetto i vostri consigli ;)

lunedì 6 giugno 2011

Chiudo

Ciao a tutti.
Oggi vi scrivo per dirvi che ho deciso di chiudere il blog. Il mondo virtuale è un mondo malato. Credevo di aver trovato un modo per dar sfogo alle mie ansie, per riflettere di più su ciò che mi accade nella vita, un modo per confrontarmi con altre persone. Ma purtroppo, facendo un bilancio finale, credo che questo blog abbia fatto più male che bene. Sembra proprio che come mi muova io sbagli, sarò io ad essere sbagliata. Non so. In questo ultimo periodo mi sono un po' staccata dal leggere i vostri blog causa studio pre-esami. Ma non smetterò di farlo quindi sentirete ancora parlare di me. Non credo di aprire un nuovo blog. Non avrebbe senso. Lo reputo un fallimento, nonostante alcuni vostri commenti mi hanno davvero dato tanta gioia in più di un'occasione. Vi ringrazio tutti, voi che mi avete seguito.
Per tutto il resto, non ho più niente da dire. Qualsiasi cosa io dica in questo momento, sarebbe comunque sbagliato. Quindi non mi resta che salutarvi tutti. E temo che questa volta, sia proprio un addio.

martedì 31 maggio 2011

La pioggia

La pioggia non bagna il nostro amore
quando il cielo è blu,
la pioggia, la pioggia
non esiste se mi guardi tu.
Butta via l'ombrello amor
che non serve più.

La pioggia d'estate è dolce. Arriva come un consolatore proprio quando ne hai più bisogno. La pioggia d'estate è fresca ma ti avvolge e ti scalda il cuore. Non ho avuto bisogno dell'ombrello oggi, perché era più forte la necessità dell'abbraccio caldo della pioggia sulla mia pelle secca, bruciata dal cloro. A volte è bello essere stanchi, sentire i muscoli delle gambe che si distendono, le braccia che dondolano pigre, sfiorano i miei fianchi. Il bagliore dei pallidi raggi che filtrano attraverso le nuvole mi fa socchiudere gli occhi. Il profumo dell'erba appena bagnata mi invade e il rumore delle gocce che cadono sulle foglie frementi degli alberi mi sembra il ritmo di una vecchia canzone di Mina. Non mi serve l'ombrello, non serve più. Ora ci sei tu a proteggermi da tutto, anche dalla pioggia. Mi concedo una passeggiata verso casa. Dopo giorni di studio matto e disperato chiusa nella mia stanza, voglio ritrovare il mondo lì fuori, che non si è fermato ma ha continuato a girare come sempre. Un bambino piange dall'altro lato della strada. Forse lui non è poi così contento di questa pioggia inaspettata. Ma la pioggia d'estate è dolce. Ed io ne approfitto per fare pace con me stessa.

lunedì 23 maggio 2011

Les voyages en train


Credo che le storie d'amore siano come i viaggi in treno. Per me l'amore invece sei tu che attraverso il finestrino del treno, mi sussurri ti amo.




Troppo amore

Il troppo storpia, anche se si tratta di amore. Perché è giusto e bello amare gli altri, ma fino ad un certo punto. Ci sono situazioni in cui per evitare di fare del male ad una persona, si finisce per fare del male a noi stessi. E questo non credo sia giusto. Sono giorni che mi logoro a pensare a tutte le possibili conseguenze che una mia parola potrebbe avere sulle persone a cui voglio bene. Allora cerco di capire quale sia il momento migliore, quali le espressioni da evitare, le cose da non dire e quelle invece da sottolineare. Mi sembra di essere un elefante che cammina su bicchieri di cristallo. Qualsiasi movimento io faccia, c'è qualcuno a cui darò un dispiacere e questo non lo voglio, non è il mio obiettivo. Se potessi mi sacrificherei per il bene di ciascuno di loro, ma so che non posso farlo. Non posso caricarmi delle sofferenze e delle aspettative degli altri fino a questo punto. Perché se adesso faccio un passo indietro, se adesso antepongo la serenità degli altri alla mia, allora lo rifarò anche in futuro e così sarà sempre. Questa è una prova difficile ma se non comincio a mettere la mia felicità davanti a tutto e tutti, sarò sempre incompleta, sempre in attesa, sempre in ansia. E continuerò tutta la vita a non dormire, a fissare il soffitto e a chiedermi come posso cambiare il mondo, almeno il mio mondo. Devo trovare il coraggio di mettere me stessa prima degli altri, di pensare a me, a noi e a quello che ora è più importante. Anche se questo vuol dire amare un po' di più me stessa e un po' meno le persone che mi circondano. Ma penso che chi mi vuole bene sarà ancora più contento a vedermi finalmente felice. Perché è vero che il troppo storpia ma l'amore, per quanto possa essere infinito, non è mai abbastanza.

lunedì 16 maggio 2011

Caos calmo

Stamattina voglio parlare del mio disordine. Partiamo dal presupposto che non credo di essere una persona disordinata. Mi definirei diversamente ordinata, perché nel mio disordine c'è comunque un ordine. La mia è piuttosto una confusione, tante cose messe in uno spazio troppo piccolo con un criterio non molto razionale. Quando però incontro delle persone davvero disordinate, che solo a guardarle immagini il caos nella loro testa, allora mi consolo. Io non sono affatto una persona disordinata, ho solo una serie di priorità tra le quali purtroppo non rientrano le cose pratiche della vita di tutti i giorni, come fare decentemente una valigia. Ma dico: già faccio uno sforzo abnorme per ricordare tutto quello di cui ho bisogno, devo spendere ulteriori energie a mettere le cose in ordine nella valigia? Se poi la devo disfare, a cosa serve? La logica, perdonate la vanità, è schiacciante. I vestiti che tolgo non vanno messi sulla poltrona perché prendono polvere. Benissimo. Li butto nell'armadio, qual è il problema? Polvere lì dentro non la prendono e si fanno anche un po' di compagnia. Poi il fatto che ci sono anche due zaini e tre borse in mezzo a loro, è un dettaglio trascurabile. Provate ad alzare le coperte. Il mio letto sembra tutto sistemato, in realtà nasconde il pigiama non piegato ovviamente e il tigrottino con cui dormo. Ma almeno non prendono polvere, no? Sul davanzale della finestra ci sono almento tre paia di scarpe, a rotazione, in base a quali scelgo di mettere la mattina. Per fortuna c'è Pannocchia Maria (per chi non la conoscesse è la mia ranocchia porta-biancheria) che nella sua pancia gigante nasconde tutti gli indumenti sporchi e mi evita brutte figure. Starete pensando che sono un po' fuori di testa, e forse è anche vero. Ma ci tenevo a precisare che, nonostante il dilagare negli ultimi tempi di un certo disordine nella mia stanza, in realtà dentro di me c'è un ordine quasi perfetto, uno stato di pace e di quiete. Mi mancava un tassello, come quando fai i puzzle da migliaia di pezzi e ne perdi uno, proprio l'ultimo, quello che ti permette di quadrare il cerchio. Io l'ho ritrovato proprio quando cominciavo a rassegnarmi. Era lì sul pavimento, nascosto dietro un angolo, ogni giorno sotto i miei occhi senza che me ne accorgessi. E adesso che l'ho ritrovato è diventato il pezzo più importante di tutti perché è quello che mi ha permesso di completare la mia vita. Quindi che importa che ho dimenticato i calzini rosa nella tua macchina?
Dentro di me tutto è in ordine.

E come un girasole giro intorno a te,
che sei il mio sole anche di notte.
Tu non ti stanchi mai, tu non ti fermi mai
con gli occhi neri e quelle labbra disegnate
e come un girasole giro intorno a te
che sei il mio sole anche di notte.




mercoledì 11 maggio 2011

Nel bene e nel male

Purtroppo capita che involontariamente facciamo del male a coloro che sono intorno a noi senza rendercene conto e soprattutto senza volerlo minimamente. Sono queste le situazioni in cui ci si sente davvero in colpa. Non si agisce con cattiveria o per fare deliberatamente del male a qualcuno. Di certo si tratta di un comportamento superficiale, dettato dalla confusione del momento, da una distrazione, che sicuramente sono mancanze da condannare. Specialmente se la persona a cui abbiamo in un modo o nell'altro fatto del male è qualcuno a cui teniamo particolarmente. Ma proprio questo dovrebbe far capire che non è stato fatto con odio, con premeditazione. A volte le parole possono ferire nel profondo, come una lama sottile che si insinua sotto la pelle e quando arriva al cuore ti toglie il respiro e hai la sensazione di andare a fondo senza riuscire a risalire. E gli occhi, e il disprezzo che si legge in essi, e lo sguardo indifferente, sono ancora più dolorosi di qualsiasi altra punizione. E sono in questi casi che ci si aggrappa ad una parola, ad un sorriso, anche ad un silenzio inatteso, che sembrano quasi ridarci la speranza che non tutto è perduto, che ai nostri errori si può rimediare, che forse indietro si può tornare, che forse è ancora possibile ricostruire qualcosa di delicato ed estremamente prezioso che per colpa nostra è andato in frantumi. Forse non è sempre tutto così nero, forse davvero esistono le sfumature. Forse alla fine dei conti non è detto che per una cosa bella che ci viene donata, un'altra ci deve essere per forza tolta.
Voglio concludere con lo slogan dei sessanttottini francesi, uno slogan di speranza di un mondo migliore, di speranza per il futuro, un messaggio di pace e serenità che invita tutti a non disperare:
sous les pavés, jetés dans la mer, la plage



Forse alla fine di questa triste storia,
qualcuno troverà il coraggio,
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento...
e come se fosse l'ultimo

martedì 26 aprile 2011

Senza parole

Mi hai tolto le parole. Per la prima volta in vita mia sono senza parole. Avrei sempre mille cose da dire, ho centinaia di pensieri in testa che si rincorrono e non mi danno pace. Mi appunto tutto mentalmente per poi arrivare a sera senza tralasciare nulla di quello che ho da dirti. Ma sembra che alla fine tutto sparisca e niente abbia più importanza. Ti guardo e i pensieri mi abbandonano, volano via e non riesco più a parlare. Mi sento una bambina sciocca e ciò che prima consideravo fondamentale, si sgretola e mi sfugge dalle mani come sabbia. Restare in silenzio diventa la cosa migliore da fare. Anche quando mi fai arrabbiare e avrei mille rimproveri, tutti preparati a dovere in anticipo per avere un certo effetto, non riesco a dire niente. Ti guardo e tutto sparisce in un attimo, i miei capricci diventano insignificanti e l'unica cosa che so fare è sorridere. Perdonami per questo. So di essere infantile a volte. Ma la verità è che mi hai tolto le parole. Sospiro perché non ho ancora il coraggio di dirti tutto quello che avevo pensato e preparato e immancabilmente appena ci separiamo ti riempio di messaggi a dir poco inutili. Io parlo sempre tanto, spesso troppo e a volte a sproposito. E anche i miei post su questo blog lo dimostrano. Ma di fronte alle cose meravigliose che la vita può riservarti, le parole sembrano sempre fuori luogo e non se ne trovano mai di abbastanza adatte. E allora rinuncio alla pretesa di dare un senso ad ogni situazione e un nome ad ogni sensazione. Chiudo gli occhi e ascolto il tuo respiro che si perde nel mio.


mercoledì 20 aprile 2011

Domani

Questa mattina mi sono svegliata prestissimo. Proprio non riesco a stare ferma. Finalmente a casa, ho coccolato un po' mio papà, ho discusso come al solito con mia sorella, ho ascoltato pazientemente le lamentele di mia madre, ho tentato di mostrarmi accondiscendente con i capricci di mia nonna e mi sono offerta di sbrigare varie commissioni qui e là. Mi sento stranamente più buona del solito. Sarà che manco da casa da un po' e voglio godermi la settimana in assoluta tranquillità. O sarà che mentre gli altri parlano, io penso a domani. E al giorno dopo, e a quello dopo ancora e al mese prossimo. E' da quando mi sono svegliata che canticchio un motivo sciocco che non riesco a togliermi dalla testa e rido senza motivo. Sarò sembrata ubriaca a chi ho incontrato per le strade insolitamente affollate del mio minuscolo paese. Ma cosa importa, io non me ne accorgo perché sto pensando già a domani. Canto per far passare più velocemente il tempo. Ho perfino trovato la giusta ispirazione per studiare francese. E poi oggi c'è il sole e fuori la temperatura è aumentata leggermente e si sta bene. Proprio una giornata di primavera, perfetta per uscire. Peccato che ho chiuso la porta dietro di me senza aver preso le chiavi e sono dovuta passare da mia nonna per prendere quelle di mia madre. Sono andata dal pescivendolo ma aveva già finito tutto e la mia personal hair styler (ma vi rendete conto?) era uscita quindi sarò costretta ad andare nel pomeriggio. Pazienza. Non importa. Io sto pensando solo a domani. Ma la cosa che più mi fa stare bene è che non sono sola a pensare a domani.


Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Qualche volta si vede una luce di prua
e qualcuno grida, domani.
Non siamo così soli.
Domani è già qui.
Domani è già qui.


sabato 16 aprile 2011

E' finita l'attesa

Scioglierò questa neve,
questo inverno sarà lieve
e il mio amore mi ringrazierà.

Chi mi conosce sa che non riesco a stare ferma. Devo avere sempre mille cose da fare, mille pensieri in testa, altrimenti impazzisco. Sto bene solo quando ho la giornata piena, quando non mi fermo un minuto. Cerco sempre di tenermi occupata e anche quando dormo sto sempre in movimento. Mi giro e mi rigiro e anche la mia mente viaggia velocissima. A volte forse troppo, tanto che capita di svegliarmi per quanto stavo pensando! Con queste premesse, capirete che il verbo “aspettare” non fa parte del mio vocabolario. Ma nella vita capita di dover aspettare, volenti o nolenti. E ci sono situazioni che ti mettono inevitabilmente di fronte ad un'attesa che devi in un modo o nell'altro, accettare. E' stato sempre molto difficile mettermi lì, con le mani intrecciate sulle ginocchia, a fissare un punto indefinito all'orizzonte ed aspettare. Ci sono state occasioni in cui non ho resistito e ho cominciato a camminare su e giù per ingannare il tempo, o a battere i piedi al ritmo della mia trepidazione. E' successo però che, anche se sono stata paziente e sono riuscita a controllare il mio spirito ribelle, ho aspettato invano che il mondo si mettesse sottosopra. E' stata l'attesa più lunga, stancante, dolorosa e inutile della mia vita. Inutile? Per me non lo era allora e non la ritengo inutile neppure adesso. Però le cose cambiano, si cresce e si guarda il passato con occhi diversi. In generale sono una persona che si stanca subito delle cose e ha bisogno sempre di nuovi stimoli, ma nonostante gli errori commessi, sono in parte orgogliosa di me perché negli appuntamenti importanti della vita sono riuscita ad aspettare, a fermarmi un attimo a riflettere, a contare fino a dieci prima di lanciarmi da un palazzo di trenta piani senza paracadute. Forse è anche per questo motivo che per una volta non vengo punita per quello che ho fatto ma vengo ricompensata per ciò che non ho fatto. Forse è per questo motivo che adesso, finalmente, l'attesa è finita.


Anima semplice finirà,
questa tempesta di polvere.
Anima semplice volerà,
questa nerissima cenere.
Sarai per sempre l'altra metà,
dei miei milioni di cellule,
sempre per sempre l'altra metà
di quel che resta da vivere, da vivere...


martedì 12 aprile 2011

Il mio regalo

Sto pensando da giorni a quale potrebbe essere il mio regalo a me per il mio compleanno, come dice Cuzco, il protagonista del film di animazione Le follie dell'imperatore.
Potrei considerare come regalo il vestito bellissimo che ho comprato l'altro giorno, o le mie prime scarpe con il tacco su cui dovrò imparare a camminare. Potrebbe bastarmi che oggi è una giornata di sole e più tardi andrò in piscina. Sicuramente è stato un regalo enorme avere qui la mia migliore amica per il weekend. Sono proprio felice di questo, non avrei potuto chiedere di meglio.
Ieri sera pensavo di regalarmi una vacanza al mare, poi ho cambiato idea e come al solito la mia mente è andata alla lunga lista di libri che vorrei comprare. Ovviamente ho pensato anche ad una mega torta dentro cui sprofondarmi, ma il vestito nuovo appeso nell'armadio è un argomento deterrente troppo forte per farlo davvero. Potrei fare l'elenco di tutte le cose che vorrei, da una bella automobile, ad un computer nuovo, ad una crociera, ad un paio di scarpe nuove...e potrei continuare all'infinito. Ma d'altra parte tutte queste cose in fondo sono superflue. Le cose che contano io le ho già e se penso a chi non ha niente, forse io ho anche troppo. Allora, guardando la luce che entra tra gli spiragli della tapparella e si riflette sul verde delle mie tendine, penso che l'unico regalo che potrei farmi è quello di fermarmi un attimo, fermare questa corsa inarrestabile, staccarmi dalla routine, dagli affanni di tutti i giorni, chiudere gli occhi, restare in silenzio e ascoltarmi per una volta, ascoltare il cuore che è sempre lì ma lo dimentichiamo. Sorrido. Non c'è spazio alla tristezza in questo giorno. Ho trovato.
Il mio regalo a me per il mio compleanno sarà un momento di sola e assoluta serenità.

mercoledì 6 aprile 2011

La prima volta che...

La prima volta di cui ho un ricordo abbastanza nitido, è stato come cadere nell'oblio. Mi ero preparata all'evento già la sera prima. Avevo fatto opera di autoconvincimento che fosse la cosa giusta da fare per il mio bene e per la mia serenità. La mattina dopo ero elettrizzata ed eccitata, ma allo stesso tempo avevo molta paura. Paura che qualcosa potesse andare storto. Sudavo letteralmente freddo. Tremavo dall'agitazione, un brivido correva lungo la schiena rendendomi inquieta. Passeggiavo su e giù per la stanza, aspettando il momento fatidico. Mi sentivo strana, non sapevo se essere contenta, se piangere, se stessi facendo la cosa giusta. O meglio, sapevo che quella era la cosa giusta da fare, ma cercavo disperatamente un altro modo per farlo. C'era gente intorno a me che chiacchierava tranquillamente, nessuno capiva il tormento dentro di me. Ma quell'odore forte e pungente di quella stanza mi rendeva ancora più inquieta. Diciamo le cose come stanno: io ero terrorizzata. E già sapevo che non avrei retto a tutta quell'emozione. E infatti sul più bello, mi ero seduta da appena qualche secondo, la testa ha cominciato a girare, le gambe tremavano, sudavo sempre di più, avrei voluto urlare e piangere e correre via e all'improvviso il buio totale. Un enorme vuoto mi aveva risucchiata e io non sapevo più dove mi trovavo. Era come essere addormentati e non riuscire a svegliarsi. Mi sentivo legata ad una forza oscura che mi tratteneva e non mi lasciava andare. Cercavo disperatamente di rimettere in ordine le idee. Mi sono risvegliata di colpo con la voce di mia madre che mi rimproverava, in una stanza fredda con le pareti verdi ma scrostate, con dei tubi infilati nelle braccia. Avevo la gola secca e una sensazione di freddo mi avvolgeva. Piano piano è tornata la vista e la lucidità e subito mi sono resa conto di cosa fosse successo. E mi sono rassegnata al mio destino: sarebbe stato così sempre, ogni volta, e io dovevo farci l'abitudine.
E a voi cosa è successo la prima volta che vi hanno fatto un prelievo di sangue?

giovedì 31 marzo 2011

Cosa sognano i pesci rossi

Il titolo del post è il titolo di un libro che ho letto qualche anno fa di cui non sto qui a raccontarvi la trama perché sarebbe troppo lunga. Mi sembrava però adatto a ciò che vado a scrivere.
Vorrei parlarvi di bambini, non di bambini qualunque, ma di bambini che nonostante la loro piccola età, hanno già sofferto tantissimo. Li vedo arrivare ogni volta con il sorriso sulle labbra, tra le voci e le risate, con quella voglia di giocare tipica dei loro anni, ma sono troppo innocenti per riuscire a nascondere la tristezza e il dolore che hanno nel cuore. Per questo ogni tanto capita, come oggi per esempio, che uno di loro scoppi a piangere perché non vede suo padre da un anno, o perché non lo ha mai conosciuto, o perché sua madre è andata via di casa in silenzio una notte e non è più tornata.
Sono storie assurde che io non credevo potessero essere vere, e se non fossero dei bambini a raccontarmele, io non ci crederei. Ma come dice mio padre, la realtà supera sempre la fantasia. E mi sono chiesta: cosa pensano questi bambini, cosa sognano, cosa sperano, cosa si aspettano dal loro futuro? Io alla loro età sognavo di fare l'archeologa, pur non sapendo assolutamente cosa fosse. La maggior parte di loro spera di tornare nel proprio paese, altri si accontenterebbero che i genitori trovassero un lavoro qui, per altri basta la promessa di ricevere un cioccolatino la settimana prossima. Allora mi sono chiesta cosa pensano di me. Mi chiedono spesso dell'università, perché non sanno minimamente cosa sia e non riescono a credere che qui si studia fino alla mia età e anche oltre. Mi chiedono come faccio a vivere lontana da casa senza un lavoro e come sia possibile che casa mia si raggiunga con sole tre ore di treno e non serva prendere un aereo. E allora torno a domandarmi: ma questi bambini cosa pensano di me, di noi, degli adulti? Cosa pensano del mondo, cosa pensano quando vedono quelle scene di guerra così tanto distanti da noi ma così tanto vicine alla loro vita precedente? Cosa pensano quei bambini dagli occhi sognanti ma ancora lucidi, della loro nuova vita in questo paese? Cosa possono pensare di me che non ho mai risposte soddisfacenti, che non ho storie abbastanza interessanti da raccontare loro, che riesco solo a regalare un sorriso perché non ho molto altro da dare?
Non so perché, ma oggi, mentre ascoltavo impotente quella bambina che tra i singhiozzi mi parlava di quanto le manca suo papà, mentre la tenevo stretta senza riuscire a dire niente quando mi spiegava che la madre non vuole che lei veda sua padre, mentre una piccola lacrima mi rigava il volto, un pensiero mi passava per la testa: ma questi bambini cosa pensano di me?

sabato 19 marzo 2011

Primavera

Per me la primavera è un ricordo, e questo ricordo è Roma. Se penso alla primavera io penso a Roma.
Oggi è una bellissima giornata di primavera. Forse la temperatura è ancora troppo bassa, ma c'è il sole e il sole per me vuol dire primavera. Esco di casa e mi lascio accarezzare il viso dalla mano sottile del vento e chiudo gli occhi rivolta verso il sole, sperando che entri nel mio cuore. Lascio che il profumo dei mandorli appena fioriti mi inebri fino a farmi sentire leggera. Mai come ora, ho bisogno che sia di nuovo primavera, dentro e fuori di me. Quando penso alla primavera però, soprattutto la domenica pomeriggio, mi viene sempre in mente Roma. Sì Roma, quella fantastica città che penso sempre baciata dal sole. E' colpa, o merito, di un ricordo della mia adolescenza, quando mio padre portò me e mia sorella allo stadio, quando ancora era possibile portare i bambini allo stadio. E' uno dei ricordi miei migliori. Una delle prime volte in cui ho visto, e scoperto, Roma. La primavera è quindi per me  il profumo degli alberi in fiore dei grandi viali, è il colore verde del prato del campo, sono i raggi del sole che entrano nello stadio e illuminano gli spalti gremiti di gente, quando ancora la gente la domenica pomeriggio amava andare allo stadio. Della partita sinceramente ricordo poco: Roma-Parma 3-0, quando ancora al Parma giocava Cannavaro, quando ancora Montella segnava ed esultava facendo l'aeroplanino, quando ancora si potevano portare striscioni e scritte per i propri campioni. E ricordo i cori, la gente che esultava, incitava, tratteneva il respiro e ricominciava a cantare. La giornata era calda ma non ancora da t-shirt a maniche corte. Avevo il cappellino nero con la lupa giallo-rossa e la maglietta di Totti, troppo larga per me, arrivava alle ginocchia, ma troppo importante per non indossarla. Era appena iniziata la primavera, di quell'anno ormai lontano e della mia vita. Il sole sul viso era carico di speranze, i miei occhi brillavano carichi di aspettative. E oggi, con occhi nuovi e un po' di aspettative in meno, continuo a guardare il sole e a sperare. Spero che il mio cuore arido ritrovi il calore, riesca a perdonarmi e, come torna ogni anno puntuale la primavera, anche lui ritorni finalmente ad amare.
Per me la primavera è un ricordo, e questo ricordo è Roma. Se penso alla primavera io penso a Roma.

venerdì 11 marzo 2011

Non serve dire altro

Mai nessuna meraviglia potrà più toccarmi
Mai nessuna comprensione potrà mai guarirmi
Mai nessuna punizione sarà più severa
Mai nessuna condizione sarà mai più vera
Se il mio cuore avesse fiato correrebbe ancora
E invece resta lacerato dentro una tagliola
Quale grado di stupore potrei superare
Quale tipo di dolore potrei consumare
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
È un altare di ricordi questa stanza nera
Sacro luogo di promesse per la vita intera
Quanto nitido rancore dovrò cancellare
Quale livido silenzio dovrò sopportare
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
Non ho più te, sono fragile perché
Non ho più te, sono fragile perché
Non ho più te
Sono fragile perché sono un nido caduto
Sono fragile perché non ho più te
Sono fragile perché sono seta nel fuoco
Sono fragile perché non ho più te
Sono fragile perché sono un nido caduto
Sono fragile perché non ho più te
Sono fragile perché sono seta nel fuoco
Sono fragile perché non ho più te
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
Non ho più te, sono sola al mondo
Non ho più te, buio più profondo
Non ho più te, sono fragile perché
Non ho più te, sono fragile perché
Non ho più te




sabato 5 marzo 2011

Bruxelles

Bruxelles è l'opposto di quello che avevo immaginato. Mi aspettavo una città discreta, non molto grande, fredda, grigia e circoscritta alle sedi delle Istituzioni europee. Ho trovato una città dinamica, viva, brulicante di gente di ogni razza e di ogni età, traboccante di opportunità, intrisa di arte, immersa nel passato e tesa verso il futuro. Merito, o colpa, della presenza del sole sopra di noi, Bruxelles ha tutte le carte per essere una città davvero solare. La nostra visita è stata breve ma intensa. E' bastato un giorno per farmi innamorare di questa capitale del nord, completamente rapita dalla vivacità di una città così lontana dall'allegra superficialità italiana. Ero partita con l'idea di fare una gita di due giorni, senza troppe aspettative. Ma Bruxelles, con i suoi palazzi reali barocchi e opulenti e i nuovi edifici in vetro e acciaio che ospitano  "l'Europa", mi ha completamente folgorata, affascinata e un po' disorientata, lasciandomi in bocca la curiosità di scoprire ogni vicolo del suo cuore pulsante. Quando vaghi nelle immense stanze della Commissione europea, dal primo al tredicesimo piano, hai l'impressione che tutte quelle persone stiano lavorando anche per te, che lì davvero qualcuno sta cercando di fare qualcosa per rendere migliore la vita di tutti noi, nel rispetto delle diversità delle culture europee. Quando invece passeggi disorientato sull'acciottolato delle strade del centro, ammaliato dal risplendere dell'oro delle chiese e dei palazzi sotto la luce del sole, risucchiato dal vortice delle voci che parlano in decine di lingue diverse, senti che anche tu, nonostante così piccolo e insignificante, potrai costruire qualcosa di grande e trovare un ruolo in quella fantastica città. Perché Bruxelles mi ha dato l'idea di perdonare tutto, perfino il nostro essere così esageratamente italiani. E' pronta ad allargare le sue braccia, ad accoglierti, a prendere il tuo bagaglio di insicurezze, colpe, aspettative, segreti e speranze, e a farti partecipe di quelli degli altri; è pronta a consolarti di tutte le tue pene e i tuoi dolori e a darti gratuitamente l'opportunità di dimostrare che non sei peggiore di altri, ma che anche tu invece potrai un giorno contribuire a rendere il mondo un posto migliore. E allora prendo la mia valigia, piena di gratitudine, di entusiasmo e confusione, mi volto a guardare il sole che tramonta sul Parlamento europeo e saluto Bruxelles, promettendole di tornare presto a vivere con lei.

domenica 27 febbraio 2011

Madagascar 2




Ieri il mio sabato sera ha preso decisamente una piega positiva grazie a quel piccolo capolavoro che è il film di animazione Madagascar 2. Del resto, il fatto che io sia rimasta un po' bambina non stupisce affatto. Sono già pronta per il prossimo sabato, quando trasmetteranno "L'era glaciale". Madagascar è veramente un film fatto bene, sia il primo che questo. Li avete visti? I personaggi sono molto ben costruiti e dietro ad ogni battuta divertente c'è sempre una sottile ironia. Per quanto riguarda il secondo, la parte che mi è piaciuta di più in assoluto è quella delle trattative tra i pinguini e i sindacalisti delle scimmie. E' una perla. Ho cercato il video di questo spezzone ma non l'ho trovato e quindi ho caricato uno dei pezzi più divertenti: Moto Moto il re degli ippopotami che impazzisce per Gloria perché è la più "cicciottosa" che abbia mai incontrato!! Fa morire dal ridere. Anche se i sindacalisti non perdono il loro primo posto soprattutto quando alla fine per raggiungere il loro obiettivo, le scimmie tirano fuori le foto del capo dei pinguini in atteggiamenti compromettenti con la bambola caraibica! Una chicca.
Ritengo tutto il film decisamente istruttivo, a parte il fatto che la presenza dei pinguini in Africa potrebbe disorientare i bambini. Ma loro sono molto più intelligenti ed acuti degli adulti e delle differenze di razza, origine, provenienza, lingua, colore e così via, non se ne curano molto. E basta avere gli occhi e il cuore dei bambini per vedere, per sentire e per credere che, se lo vogliamo davvero, anche in questo mondo è possibile che un leone sia amico di una zebra, una giraffa si innamori di un ippopotamo e un pinguino sposi una bambola di legno davanti ad un lemure che crede di essere un re.

mercoledì 23 febbraio 2011

In morte della sorella Francesca, la frangetta

Da due giorni si è spenta la mia non proprio adorata, frangetta. Ne piango la scomparsa ma so che è tornata tra i suoi cari, quelle alghe informi che sono i miei capelli. E' stata una decisione difficile. In fondo Francesca la frangetta ha sempre svolto diligentemente il suo compito di nascondere la mia fronte troppo ampia. Tuttavia è stata una scelta obbligata. Considerando il basso tasso di crescita dei miei capelli, qualche millimetro l'anno, se per il matrimonio di mia sorella di luglio voglio dare una forma decente a questo ammasso di spaghettini che ho in testa, devo farli crescere e inevitabilmente deve crescere anche Francesca, e anche più in fretta degli altri. Se poi sarà il caso, la riporterò in vita ma ovviamente avrà un altro nome. Inoltre la mia parrucchiera, o per essere più trend, più cool, hair styler, che mi vede poche volte l'anno, mi ha consigliato di fare il sostegno. Ebbene sì, come al solito avevi ragione tu Andrea (d'altronde hai avuto sempre ragione tu, no?), per i miei capelli ci vuole un "sostegno". Ma siccome sono sottili ed infimi, bisogna provarci due mesi prima della data perché potrebbero non volersi gonfiare o potrebbero sgonfiarsi in un paio di giorni, mandando a monte la fatica e il mio sacrificio di pazienza. Perché andare dalla parrucchiera, per tagliare questi due fili d'erba che mi circondano il viso facendolo apparire più grosso e rotondo di quello che già è, per me è un'autentica tortura. Quindi, ragazze, quando fate la piastra per appiattire i vostri bei capelli gonfi, mossi, ondulati, spessi, forti, che hanno perfino una forma, pensate a chi come me vorrebbe avere il vostro stesso problema, se così si può chiamare. La verità è che ogni donna vede su di sé un particolare difetto e mai nessuno riuscirà a farle cambiare idea!

N.B.: se volete avere maggiori dettagli anche su Donatella, la padella o William, il ventilatore, fatelo presente alla sottoscritta e in uno dei prossimi post pubblicherò una loro breve biografia.

mercoledì 16 febbraio 2011

Mia sorella si sposa

Ebbene per la mia cara sorellina è arrivato il momento del fatidico sì! Fervono i preparativi e la sua agitazione cresce ogni giorno. Proprio questa mattina si è svegliata gridando al mondo intero (a me e mia madre, povere malcapitate) che mancano esattamente 5 mesi al giorno del matrimonio. Non avrei mai pensato che organizzare un tale evento fosse così stancante. Queste due settimane mi sono bastate per capire che è una vera impresa. Di sicuro non è vero che bisogna cominciare a pensarci un anno prima. Mia sorella si sta muovendo solo da qualche giorno e non sembra una missione impossibile. Tutt’altro. Ma ci sono cose che richiedono tanta pazienza ed è quella che a me spesso manca. Che dire? Potrei essere cinica come al solito, mostrare indifferenza e lasciare uno di quei miei commenti taglienti su quanto sarà difficile vivere notte e giorno sotto lo stesso tetto con la stessa persona per tutta la vita, soprattutto quando subentrerà la noia e non si avrà più nulla da dirsi. Ma non sarebbe affatto ciò che penso. Dietro la mia trincea di impassibilità, si nasconde un’anima troppo fragile per ammettere che io, cara sorella maggiore, ti invidio e ti ho sempre invidiata. Tu sei veramente una persona felice. Sei soddisfatta della tua vita, hai un lavoro che, per quanto piccolo, ti gratifica, hai un carattere forte, sai farti valere, riesci a non farti mettere i piedi in testa, hai idee chiare su tutto e hai trovato un bravissimo ragazzo che ti ama veramente e che ami davvero. Si capisce da come ti brillano gli occhi, ancora dopo tanti anni, ogni volta che parli di lui. Siamo sempre state l’una l’opposto dell’altra, con due caratteri completamente diversi che ci portano quotidianamente a scontrarci, con interessi del tutto contrastanti che non ci hanno permesso mai un compromesso. Ma la verità è che, sebbene possa sembrare tutto il contrario di tutto, io quella forte e decisa nonostante sia la minore, e tu quella timida e fragile, qui la vincente, mi tocca ammetterlo, sei tu. E non si tratta di invidiare il fatto che stai per sposarti, né che io mi ritenga una perdente. Siamo tutti diversi e ognuno fa il suo percorso. Ma invidio il fatto che hai sempre saputo quale fosse il tuo obiettivo e hai lottato con tutta te stessa per raggiungerlo. E ce l’hai fatta. Sarò la sorella e la testimone più orgogliosa del mondo quel giorno e piangerò a dirotto perché dopo tanti telefilm, mi ritroverò finalmente spettatrice davanti ad un lieto fine reale. Sai bene quanto sia difficile per me parlare dei miei sentimenti. E forse non riuscirò mai a dirti queste cose guardandoti negli occhi. Non sono mai stata in grado di dire a nessuno il bene che provavo e se con qualcuno l’ho fatto probabilmente ho sbagliato modi e tempi. Ma quando sei uscita da dietro quella parete, con l’abito lungo, bianco e luccicante, con quelle rose tra le braccia e la tua collana di perle, l’unica cosa che avrei voluto dirti tra le lacrime è che ti voglio un mondo di bene.

lunedì 14 febbraio 2011

Brothers ans Sisters



Un post leggero questo. Voglio parlarvi di una serie televisiva. Si tratta di uno dei miei telefilm preferiti ed è l'unico della mia lista nel quale mancano assassini, omicidi e polizia che indaga! Non so se lo conoscete, ma si tratta della storia di una famiglia americana, diciamo allargata, ma non di una "tipica" famiglia americana. Molto spesso ci troviamo di fronte a dei perfetti modelli "repubblicani" e quindi conservatori, della vita. Ma in questo telefilm invece c'è un po' di tutto, dal matrimonio del figlio gay con il suo fidanzato alla campagna elettorale di un repubblicano per il seggio al Senato. Di sicuro c'è da ridere, soprattutto quando tutti e 5 i figli parlano contemporaneamente al telefono con la loro madre per spettegolare sull'ultima conquista della sorella più grande fresca di divorzio. Ma ci sono anche i problemi e le difficoltà e quindi i momenti più tragici e tristi. Dal canto mio, una puntata sì e una no scoppio in lacrime, ma forse sono io che sono particolarmente sentimentale. Ci sono matrimoni falliti, aborti, infarti, malattie varie, ma anche tante scene divertenti tra nuovi arrivi e ritorni dal passato, il tutto condito dal legame che unisce tutte quelle famiglie dove c'è amore. Non rivelo più di questo per chi volesse guadarlo. Io sono alla quarta serie ma su internet cominciano già ad esserci le puntate della quinta che vanno adesso in onda negli Stati Uniti. In Italia credo che stiano mandando la terza serie su La5 o qualcosa del genere. Personalmente lo consiglio. E' fatto bene e, ve lo assicuro, non comporta notti in bianco!!

mercoledì 2 febbraio 2011

E tu di che colore sei?

Leggendo il libro “Il ragazzo dagli occhi blu”che aveva sviluppato una sorta di sensibilità particolare per i colori associandoli alle parole, mi sono fermata a riflettere sul fatto che a tutti sarà capitato di farla, questa associazione intendo. Ora starete pensando: “Ma questa qui non ha nient’altro da fare che pensare a queste cose?”. E avete ragione a pensarlo. Tuttavia, ho scoperto che il concentrarmi su una parola, un nome, una persona cercando di associare loro un colore, mi rilassa, mi aiuta a distendermi riuscendo ad attenuare, in parte, l’effetto di tutta la caffeina che assumo da quando mi sveglio a quando riesco ad infilarmi nel letto. Alla fine della mia analisi sono giunta alla conclusione che: mio padre è sicuramente rosso, di un rosso acceso, forte come l’amore che provo per lui; mia madre invece è di un rosso meno acceso, perché lei forse mi ama anche di più ma lo fa con discrezione, un po’ nell’ombra, una presenza costante che sai che è lì anche se non si fa vedere e mi lascia vivere le mie scelte in piena autonomia. Mia sorella è decisamente rosa, rosa confetto, perché nonostante sia più grande di me anagraficamente, è molto più esile e bassina ma sempre vestita di tutto punto, elegante e femminile. La mia migliore amica invece è blu, un blu piuttosto scuro, lei direbbe blu “Armani”, alta, snella, intelligente, molto intelligente, la mia enciclopedia tascabile, seria e austera, timida e ingenua, incontaminata direi, innocente come spero che rimanga sempre. L’Università, il mio vivere ormai fuori casa, lo studio e tutto ciò che ruota intorno ad esso sono decisamente verdi, di un verde un po’ scuro, un verde a metà tra speranza e delusione, perché, è ovvio, le sconfitte ci sono, ma sullo studio sto puntando tutto per costruire il mio futuro. Futuro che però è bianco, bianco come una pagina vuota che soltanto io posso riempire dei colori che più mi piacciono. Il weekend è giallo perché, a seconda di come lo trascorrerai e soprattutto con chi, può sfociare in un giallo canarino, bello e solare, o in un giallo ocra, opaco e spento. Il lunedì è nero, e in questo caso, non credo sia difficile immaginare il motivo. I miei amici ormai sparsi…e persi per il mondo sono tutti azzurri, azzurro cielo però, perché invece azzurro mare è il colore della serenità, di quando mi rintano sotto le coperte, spengo la luce e, pensando al domani, mi addormento sorridendo. L’egoismo di tante persone intorno a me è viola, viola melanzana, quel viola dei preti durante la Quaresima, un viola veleno, che poi il veleno è viola? La musica è blu elettrico, blu metallico, mentre i libri, i miei libri, sono rossi, magenta anzi perché ognuno di loro ha una sua storia e un suo perché e ognuno di loro mi ha portato a vivere in mondi diversi e sconosciuti di cui, anche solo per un attimo, mi sono sentita, veramente parte. Il mio piccolo paese appollaiato sulla collina è grigio fumo di Londra d’inverno, quando ti avvolge nel suo torpore denso dell’odore dei camini accessi e della legna che brucia, ed è verde oliva d’estate quando tutto rinasce, gli ulivi fioriscono, il centro si popola ed io torno a stare tra la mia gente che mi riaccoglie sempre con la sua invadente semplicità. Le partenze sono sicuramente verde chiaro, cariche di aspettative, ma il viaggio secondo me è grigio, per lo meno il "durante", perché le cose che vedi, che impari, che scopri, immancabilmente le apprezzi sempre…dopo. Il dolore è giallo, giallo limone, giallo acido, il giallo di quell’amaro in bocca che non sai come tirare fuori, quella morsa allo stomaco che cerchi di strapparti via ma sembra sempre troppo forte per le tue capacità, ma che se tieni duro prima o poi sconfiggi. Io non so di che colore sono, spero di essere una specie di arlecchino, in modo da avere a disposizione e usare all’occorrenza, il colore che più è adatto alla situazione e al mio umore. L’affetto, il bene che ti voglio, è sicuramente arancione.

domenica 23 gennaio 2011

Donne

Negli occhi hanno gli aereoplani
per volare ad alta quota
dove si respira l'aria e la vita non è vuota.


Non so voi, ma in questi giorni sentendo le notizie al telegiornale che ormai parla soltanto di quello, io come donna mi sento offesa e indignata. Ma come possono le donne accettare un simile trattamento e una simile "non considerazione"? Soprattutto perché non sono quelle "dolci" ragazze le donne vere. Sono solo stereotipi (purtroppo) che la televisione fa passare ogni giorno come modelli da seguire. Dobbiamo essere noi a dire no a certe cose, dobbiamo essere noi le prime a dire basta a questo carnevale dell'indecenza. Non dobbiamo e non possiamo aspettare che lo facciano altri per noi, soprattutto gli uomini. Le donne non sono quelle che partecipano a quel genere di feste, o almeno non sono solo quelle. Le donne sono quelle che tutte le mattine, nel bene e nel male, allegre o malinconiche, riposate o più stanche del giorno prima, si alzano, lavorano, mandano avanti le loro case, danno al mondo i loro figli, li crescono e soprattutto li educano; amano, soffrono, piangono e ridono, si fermano, cadono ma si rialzano, si rimboccano le maniche e costruiscono un altro pezzetto del loro mondo e ne inventano di nuovi.
Le donne, le donne vere, sono quelle che con dignità affrontano ogni giorno della loro vita e con dignità non
si piegano a certi tipi di ricatto. Le donne, quelle vere, siamo noi e diciamo no a tutto questo schifo.

Le donne lo sanno
che niente è perduto
che il cielo è leggero
però non è vuoto
le donne lo sanno
le donne l'han sempre saputo.

giovedì 20 gennaio 2011

The great pretender

Basterebbe che tu prendessi un aereo oppure che io prendessi un aereo. Basterebbe che tu mi amassi un po’ di più ed io un po’ di meno. Basterebbe che il telegiornale desse almeno una notizia interessante e che i politici facessero il loro mestiere. Basterebbe che il mondo si mettesse al rovescio e che le distanze si accorciassero. Basterebbe credere di più in noi stessi e fidarci del nostro istinto. Basterebbe che ci fosse meno egoismo e più attenzione per gli altri. Basterebbe che tutti potessero esprimere la propria opinione senza vergognarsi di dire ciò che si pensa o di essere quello che si è. Basterebbe che ognuno di noi accettasse la vita in tutte le sue sfaccettature, anche quando ci mette di fronte a prove difficili. Basterebbe che tu entrassi da quella porta un po’ più spesso e qualcun altro invece un po’ meno. Basterebbe abbassare il tono della voce e rimanere un attimo ad ascoltare chi sta cercando di dirci qualcosa di importante. Basterebbe imparare a sorridere di più, a prenderci un po’ meno sul serio e a guardare le cose sempre dal punto di vista migliore. Basterebbe spegnere più spesso la tv e accendere il cervello: potremmo scoprire che funziona davvero. Basterebbe aprire un libro per bambini per immaginare un mondo che non c'è e sperare di poterlo avere un giorno. Basterebbe che mi dessi un abbraccio la sera quando fa tanto freddo e quando gli incubi vengono a portarmi via i sogni. Perché la mia stanza, per quanto piccola, di notte diventa sempre troppo grande.

Oh yes, I’m the great pretender.
Pretending I’m doing well.
My need is such,
I pretend too much.

N.B.: devo scusarmi con voi se i miei post alla fine risultano sempre essere degli elenchi. E’ retaggio di “Vieni via con me”, programma che ho amato moltissimo. E volevo aggiungere che, a dispetto di ciò che può emergere dai miei post, in realtà sto vivendo un momento bello della mia vita e sono, se non proprio felice, serena.


venerdì 14 gennaio 2011

Ho scelto di scegliere

A quattordici anni ho scelto di iscrivermi al liceo scientifico, e non a quello classico come voleva mio padre. Qualche anno più tardi mi sono iscritta a Scienze politiche piuttosto che ad una Facoltà medica o para-medica come avrebbe voluto mia madre (ma se svengo a vedere il sangue!). Pochi mesi fa, ho scelto di iscrivermi alla laurea magistrale non perché "tanto non si trova lavoro in questo momento", ma perché non mi sentivo ancora abbastanza formata per poter iniziare a lavorare. Ho scelto di fare domanda per l'Erasmus perché adesso sono veramente pronta a farlo, e non perché "si deve fare". Ho scelto di fare volontariato perché credo che anche io nel mio piccolo posso fare qualcosa per gli altri.
Passando dalle grandi alle piccole scelte, ho deciso di non andare con il mio gruppo di soliti amici a vedere Harry Potter ed Eclipse. Ho scelto di non registrarmi su facebook solo perché tutti continuano a dirmi di farlo. Ho scelto il rosa per il mio pigiama e il verde per la mia stanza perché mi sembra ci sia più luce. Ho scelto di tagliarmi i capelli per cambiare un po', anche se mi stanno male perché ho il viso troppo rotondo, stile palla. Ho deciso che a luglio per il matrimonio di mia sorella, metterò le mie solite ballerine raso terra, evitando di fare scivoloni sulla cera con un tacco 12 solo per sembrare più “femminile”. Ho sempre scelto le felpe perché sono più comode e meno impegnative per il lavaggio. Ho scelto di cantare nel coro della parrocchia anche se, devo ammetterlo, sono un po' stonata, perché mi piace manifestare in quel modo la mia fede. Ho deciso che la tazzina arancione per il caffè è mia perché mi piace e basta, voi usate pure le altre.
E alla fine ho scelto di scegliere io cosa è giusto per me anche per quanto riguarda l’amore. E ho scelto l'amore che provo, non quello “giusto” per gli altri. Perché anche se è complicato, assurdo e direi decisamente impossibile, il mio è un sentimento sincero e di conseguenza è l’amore più giusto per me.

lunedì 10 gennaio 2011

Tutto l'amore che ho

considerando che l’amore non ha prezzo
sono disposto a tutto per averne un pò
considerando che l’amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l’amore
tutto l’amore che ho

Ho scoperto questa canzone di Jovanotti per caso e mi piace sempre di più. E torno a pensare all'amore. Forse perché non ce l'ho o forse perché ne ho talmente tanto che le persone che amo già non bastano a prenderlo tutto. Ma come dice la canzone io sono disposta a tutto per averne un po'. Ma tu cosa sei disposto a fare per avere un po' del mio? Evidentemente non lo vuoi il mio amore, altrimenti saresti già venuto a prenderlo. E io che sarei disposta a tutto per avere il tuo, come devo comportarmi con chi è disposto a tutto per avere il mio? Cosa posso mai rispondere ad una persona che piangendo mi prega di amarla, quando io stessa sto ancora piangendo per un altra che non ama me? E' terribile quando comprendi il dolore di un altro perché anche tu lo stai provando, e ti rendi conto che sei tu stessa a provocarlo in lui. Sono confusa come non mai e chi dovrebbe essere al mio fianco a farmi coraggio e a ricordarmi cosa è giusto e cosa non lo è, è lontano, in giro per il mondo, magari a piangere a sua volta per una persona che non sono io.


considerando che l’amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l’amore che ho

sabato 1 gennaio 2011

Blueeyedboy

Ho iniziato l'anno iniziando a leggere un libro che mi ha regalato mia madre per Natale. E' un libro di Joanne Harris (l'autrice di "Chocolat" per intenderci) e si intitola "Il ragazzo con gli occhi blu". Ve lo segnalo perché è molto interessante il modo in cui è scritto. Il protagonista ,che è il ragazzo con gli occhi blu, scrive in prima persona dal suo blog ed è un assassino. Visto che anche noi scriviamo su un blog, la cosa potrebbe risultare più interessante del previsto. Non voglio anticipare tutto per chi deciderà di leggerlo e consiglio vivamente di leggerlo. Ma vi dico soltanto che lui ha fondato una sorta di club per i "cattivi ragazzi". Per lo meno sono arrivata fino a questo punto :) . Finora comunque promette bene. E poi si dice che ciò che si fa a capodanno si farà per tutto l'anno. Quindi il mio 2011 si prospetta all'insegna della buona lettura, per fortuna! Buon 2011 a tutti!