Leggendo il libro “Il ragazzo dagli occhi blu”che aveva sviluppato una sorta di sensibilità particolare per i colori associandoli alle parole, mi sono fermata a riflettere sul fatto che a tutti sarà capitato di farla, questa associazione intendo. Ora starete pensando: “Ma questa qui non ha nient’altro da fare che pensare a queste cose?”. E avete ragione a pensarlo. Tuttavia, ho scoperto che il concentrarmi su una parola, un nome, una persona cercando di associare loro un colore, mi rilassa, mi aiuta a distendermi riuscendo ad attenuare, in parte, l’effetto di tutta la caffeina che assumo da quando mi sveglio a quando riesco ad infilarmi nel letto. Alla fine della mia analisi sono giunta alla conclusione che: mio padre è sicuramente rosso, di un rosso acceso, forte come l’amore che provo per lui; mia madre invece è di un rosso meno acceso, perché lei forse mi ama anche di più ma lo fa con discrezione, un po’ nell’ombra, una presenza costante che sai che è lì anche se non si fa vedere e mi lascia vivere le mie scelte in piena autonomia. Mia sorella è decisamente rosa, rosa confetto, perché nonostante sia più grande di me anagraficamente, è molto più esile e bassina ma sempre vestita di tutto punto, elegante e femminile. La mia migliore amica invece è blu, un blu piuttosto scuro, lei direbbe blu “Armani”, alta, snella, intelligente, molto intelligente, la mia enciclopedia tascabile, seria e austera, timida e ingenua, incontaminata direi, innocente come spero che rimanga sempre. L’Università, il mio vivere ormai fuori casa, lo studio e tutto ciò che ruota intorno ad esso sono decisamente verdi, di un verde un po’ scuro, un verde a metà tra speranza e delusione, perché, è ovvio, le sconfitte ci sono, ma sullo studio sto puntando tutto per costruire il mio futuro. Futuro che però è bianco, bianco come una pagina vuota che soltanto io posso riempire dei colori che più mi piacciono. Il weekend è giallo perché, a seconda di come lo trascorrerai e soprattutto con chi, può sfociare in un giallo canarino, bello e solare, o in un giallo ocra, opaco e spento. Il lunedì è nero, e in questo caso, non credo sia difficile immaginare il motivo. I miei amici ormai sparsi…e persi per il mondo sono tutti azzurri, azzurro cielo però, perché invece azzurro mare è il colore della serenità, di quando mi rintano sotto le coperte, spengo la luce e, pensando al domani, mi addormento sorridendo. L’egoismo di tante persone intorno a me è viola, viola melanzana, quel viola dei preti durante
la Quaresima, un viola veleno, che poi il veleno è viola? La musica è blu elettrico, blu metallico, mentre i libri, i miei libri, sono rossi, magenta anzi perché ognuno di loro ha una sua storia e un suo perché e ognuno di loro mi ha portato a vivere in mondi diversi e sconosciuti di cui, anche solo per un attimo, mi sono sentita, veramente parte. Il mio piccolo paese appollaiato sulla collina è grigio fumo di Londra d’inverno, quando ti avvolge nel suo torpore denso dell’odore dei camini accessi e della legna che brucia, ed è verde oliva d’estate quando tutto rinasce, gli ulivi fioriscono, il centro si popola ed io torno a stare tra la mia gente che mi riaccoglie sempre con la sua invadente semplicità. Le partenze sono sicuramente verde chiaro, cariche di aspettative, ma il viaggio secondo me è grigio, per lo meno il "durante", perché le cose che vedi, che impari, che scopri, immancabilmente le apprezzi sempre…dopo. Il dolore è giallo, giallo limone, giallo acido, il giallo di quell’amaro in bocca che non sai come tirare fuori, quella morsa allo stomaco che cerchi di strapparti via ma sembra sempre troppo forte per le tue capacità, ma che se tieni duro prima o poi sconfiggi. Io non so di che colore sono, spero di essere una specie di arlecchino, in modo da avere a disposizione e usare all’occorrenza, il colore che più è adatto alla situazione e al mio umore. L’affetto, il bene che ti voglio, è sicuramente arancione.