martedì 26 aprile 2011

Senza parole

Mi hai tolto le parole. Per la prima volta in vita mia sono senza parole. Avrei sempre mille cose da dire, ho centinaia di pensieri in testa che si rincorrono e non mi danno pace. Mi appunto tutto mentalmente per poi arrivare a sera senza tralasciare nulla di quello che ho da dirti. Ma sembra che alla fine tutto sparisca e niente abbia più importanza. Ti guardo e i pensieri mi abbandonano, volano via e non riesco più a parlare. Mi sento una bambina sciocca e ciò che prima consideravo fondamentale, si sgretola e mi sfugge dalle mani come sabbia. Restare in silenzio diventa la cosa migliore da fare. Anche quando mi fai arrabbiare e avrei mille rimproveri, tutti preparati a dovere in anticipo per avere un certo effetto, non riesco a dire niente. Ti guardo e tutto sparisce in un attimo, i miei capricci diventano insignificanti e l'unica cosa che so fare è sorridere. Perdonami per questo. So di essere infantile a volte. Ma la verità è che mi hai tolto le parole. Sospiro perché non ho ancora il coraggio di dirti tutto quello che avevo pensato e preparato e immancabilmente appena ci separiamo ti riempio di messaggi a dir poco inutili. Io parlo sempre tanto, spesso troppo e a volte a sproposito. E anche i miei post su questo blog lo dimostrano. Ma di fronte alle cose meravigliose che la vita può riservarti, le parole sembrano sempre fuori luogo e non se ne trovano mai di abbastanza adatte. E allora rinuncio alla pretesa di dare un senso ad ogni situazione e un nome ad ogni sensazione. Chiudo gli occhi e ascolto il tuo respiro che si perde nel mio.


mercoledì 20 aprile 2011

Domani

Questa mattina mi sono svegliata prestissimo. Proprio non riesco a stare ferma. Finalmente a casa, ho coccolato un po' mio papà, ho discusso come al solito con mia sorella, ho ascoltato pazientemente le lamentele di mia madre, ho tentato di mostrarmi accondiscendente con i capricci di mia nonna e mi sono offerta di sbrigare varie commissioni qui e là. Mi sento stranamente più buona del solito. Sarà che manco da casa da un po' e voglio godermi la settimana in assoluta tranquillità. O sarà che mentre gli altri parlano, io penso a domani. E al giorno dopo, e a quello dopo ancora e al mese prossimo. E' da quando mi sono svegliata che canticchio un motivo sciocco che non riesco a togliermi dalla testa e rido senza motivo. Sarò sembrata ubriaca a chi ho incontrato per le strade insolitamente affollate del mio minuscolo paese. Ma cosa importa, io non me ne accorgo perché sto pensando già a domani. Canto per far passare più velocemente il tempo. Ho perfino trovato la giusta ispirazione per studiare francese. E poi oggi c'è il sole e fuori la temperatura è aumentata leggermente e si sta bene. Proprio una giornata di primavera, perfetta per uscire. Peccato che ho chiuso la porta dietro di me senza aver preso le chiavi e sono dovuta passare da mia nonna per prendere quelle di mia madre. Sono andata dal pescivendolo ma aveva già finito tutto e la mia personal hair styler (ma vi rendete conto?) era uscita quindi sarò costretta ad andare nel pomeriggio. Pazienza. Non importa. Io sto pensando solo a domani. Ma la cosa che più mi fa stare bene è che non sono sola a pensare a domani.


Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Qualche volta si vede una luce di prua
e qualcuno grida, domani.
Non siamo così soli.
Domani è già qui.
Domani è già qui.


sabato 16 aprile 2011

E' finita l'attesa

Scioglierò questa neve,
questo inverno sarà lieve
e il mio amore mi ringrazierà.

Chi mi conosce sa che non riesco a stare ferma. Devo avere sempre mille cose da fare, mille pensieri in testa, altrimenti impazzisco. Sto bene solo quando ho la giornata piena, quando non mi fermo un minuto. Cerco sempre di tenermi occupata e anche quando dormo sto sempre in movimento. Mi giro e mi rigiro e anche la mia mente viaggia velocissima. A volte forse troppo, tanto che capita di svegliarmi per quanto stavo pensando! Con queste premesse, capirete che il verbo “aspettare” non fa parte del mio vocabolario. Ma nella vita capita di dover aspettare, volenti o nolenti. E ci sono situazioni che ti mettono inevitabilmente di fronte ad un'attesa che devi in un modo o nell'altro, accettare. E' stato sempre molto difficile mettermi lì, con le mani intrecciate sulle ginocchia, a fissare un punto indefinito all'orizzonte ed aspettare. Ci sono state occasioni in cui non ho resistito e ho cominciato a camminare su e giù per ingannare il tempo, o a battere i piedi al ritmo della mia trepidazione. E' successo però che, anche se sono stata paziente e sono riuscita a controllare il mio spirito ribelle, ho aspettato invano che il mondo si mettesse sottosopra. E' stata l'attesa più lunga, stancante, dolorosa e inutile della mia vita. Inutile? Per me non lo era allora e non la ritengo inutile neppure adesso. Però le cose cambiano, si cresce e si guarda il passato con occhi diversi. In generale sono una persona che si stanca subito delle cose e ha bisogno sempre di nuovi stimoli, ma nonostante gli errori commessi, sono in parte orgogliosa di me perché negli appuntamenti importanti della vita sono riuscita ad aspettare, a fermarmi un attimo a riflettere, a contare fino a dieci prima di lanciarmi da un palazzo di trenta piani senza paracadute. Forse è anche per questo motivo che per una volta non vengo punita per quello che ho fatto ma vengo ricompensata per ciò che non ho fatto. Forse è per questo motivo che adesso, finalmente, l'attesa è finita.


Anima semplice finirà,
questa tempesta di polvere.
Anima semplice volerà,
questa nerissima cenere.
Sarai per sempre l'altra metà,
dei miei milioni di cellule,
sempre per sempre l'altra metà
di quel che resta da vivere, da vivere...


martedì 12 aprile 2011

Il mio regalo

Sto pensando da giorni a quale potrebbe essere il mio regalo a me per il mio compleanno, come dice Cuzco, il protagonista del film di animazione Le follie dell'imperatore.
Potrei considerare come regalo il vestito bellissimo che ho comprato l'altro giorno, o le mie prime scarpe con il tacco su cui dovrò imparare a camminare. Potrebbe bastarmi che oggi è una giornata di sole e più tardi andrò in piscina. Sicuramente è stato un regalo enorme avere qui la mia migliore amica per il weekend. Sono proprio felice di questo, non avrei potuto chiedere di meglio.
Ieri sera pensavo di regalarmi una vacanza al mare, poi ho cambiato idea e come al solito la mia mente è andata alla lunga lista di libri che vorrei comprare. Ovviamente ho pensato anche ad una mega torta dentro cui sprofondarmi, ma il vestito nuovo appeso nell'armadio è un argomento deterrente troppo forte per farlo davvero. Potrei fare l'elenco di tutte le cose che vorrei, da una bella automobile, ad un computer nuovo, ad una crociera, ad un paio di scarpe nuove...e potrei continuare all'infinito. Ma d'altra parte tutte queste cose in fondo sono superflue. Le cose che contano io le ho già e se penso a chi non ha niente, forse io ho anche troppo. Allora, guardando la luce che entra tra gli spiragli della tapparella e si riflette sul verde delle mie tendine, penso che l'unico regalo che potrei farmi è quello di fermarmi un attimo, fermare questa corsa inarrestabile, staccarmi dalla routine, dagli affanni di tutti i giorni, chiudere gli occhi, restare in silenzio e ascoltarmi per una volta, ascoltare il cuore che è sempre lì ma lo dimentichiamo. Sorrido. Non c'è spazio alla tristezza in questo giorno. Ho trovato.
Il mio regalo a me per il mio compleanno sarà un momento di sola e assoluta serenità.

mercoledì 6 aprile 2011

La prima volta che...

La prima volta di cui ho un ricordo abbastanza nitido, è stato come cadere nell'oblio. Mi ero preparata all'evento già la sera prima. Avevo fatto opera di autoconvincimento che fosse la cosa giusta da fare per il mio bene e per la mia serenità. La mattina dopo ero elettrizzata ed eccitata, ma allo stesso tempo avevo molta paura. Paura che qualcosa potesse andare storto. Sudavo letteralmente freddo. Tremavo dall'agitazione, un brivido correva lungo la schiena rendendomi inquieta. Passeggiavo su e giù per la stanza, aspettando il momento fatidico. Mi sentivo strana, non sapevo se essere contenta, se piangere, se stessi facendo la cosa giusta. O meglio, sapevo che quella era la cosa giusta da fare, ma cercavo disperatamente un altro modo per farlo. C'era gente intorno a me che chiacchierava tranquillamente, nessuno capiva il tormento dentro di me. Ma quell'odore forte e pungente di quella stanza mi rendeva ancora più inquieta. Diciamo le cose come stanno: io ero terrorizzata. E già sapevo che non avrei retto a tutta quell'emozione. E infatti sul più bello, mi ero seduta da appena qualche secondo, la testa ha cominciato a girare, le gambe tremavano, sudavo sempre di più, avrei voluto urlare e piangere e correre via e all'improvviso il buio totale. Un enorme vuoto mi aveva risucchiata e io non sapevo più dove mi trovavo. Era come essere addormentati e non riuscire a svegliarsi. Mi sentivo legata ad una forza oscura che mi tratteneva e non mi lasciava andare. Cercavo disperatamente di rimettere in ordine le idee. Mi sono risvegliata di colpo con la voce di mia madre che mi rimproverava, in una stanza fredda con le pareti verdi ma scrostate, con dei tubi infilati nelle braccia. Avevo la gola secca e una sensazione di freddo mi avvolgeva. Piano piano è tornata la vista e la lucidità e subito mi sono resa conto di cosa fosse successo. E mi sono rassegnata al mio destino: sarebbe stato così sempre, ogni volta, e io dovevo farci l'abitudine.
E a voi cosa è successo la prima volta che vi hanno fatto un prelievo di sangue?