martedì 31 maggio 2011

La pioggia

La pioggia non bagna il nostro amore
quando il cielo è blu,
la pioggia, la pioggia
non esiste se mi guardi tu.
Butta via l'ombrello amor
che non serve più.

La pioggia d'estate è dolce. Arriva come un consolatore proprio quando ne hai più bisogno. La pioggia d'estate è fresca ma ti avvolge e ti scalda il cuore. Non ho avuto bisogno dell'ombrello oggi, perché era più forte la necessità dell'abbraccio caldo della pioggia sulla mia pelle secca, bruciata dal cloro. A volte è bello essere stanchi, sentire i muscoli delle gambe che si distendono, le braccia che dondolano pigre, sfiorano i miei fianchi. Il bagliore dei pallidi raggi che filtrano attraverso le nuvole mi fa socchiudere gli occhi. Il profumo dell'erba appena bagnata mi invade e il rumore delle gocce che cadono sulle foglie frementi degli alberi mi sembra il ritmo di una vecchia canzone di Mina. Non mi serve l'ombrello, non serve più. Ora ci sei tu a proteggermi da tutto, anche dalla pioggia. Mi concedo una passeggiata verso casa. Dopo giorni di studio matto e disperato chiusa nella mia stanza, voglio ritrovare il mondo lì fuori, che non si è fermato ma ha continuato a girare come sempre. Un bambino piange dall'altro lato della strada. Forse lui non è poi così contento di questa pioggia inaspettata. Ma la pioggia d'estate è dolce. Ed io ne approfitto per fare pace con me stessa.

lunedì 23 maggio 2011

Les voyages en train


Credo che le storie d'amore siano come i viaggi in treno. Per me l'amore invece sei tu che attraverso il finestrino del treno, mi sussurri ti amo.




Troppo amore

Il troppo storpia, anche se si tratta di amore. Perché è giusto e bello amare gli altri, ma fino ad un certo punto. Ci sono situazioni in cui per evitare di fare del male ad una persona, si finisce per fare del male a noi stessi. E questo non credo sia giusto. Sono giorni che mi logoro a pensare a tutte le possibili conseguenze che una mia parola potrebbe avere sulle persone a cui voglio bene. Allora cerco di capire quale sia il momento migliore, quali le espressioni da evitare, le cose da non dire e quelle invece da sottolineare. Mi sembra di essere un elefante che cammina su bicchieri di cristallo. Qualsiasi movimento io faccia, c'è qualcuno a cui darò un dispiacere e questo non lo voglio, non è il mio obiettivo. Se potessi mi sacrificherei per il bene di ciascuno di loro, ma so che non posso farlo. Non posso caricarmi delle sofferenze e delle aspettative degli altri fino a questo punto. Perché se adesso faccio un passo indietro, se adesso antepongo la serenità degli altri alla mia, allora lo rifarò anche in futuro e così sarà sempre. Questa è una prova difficile ma se non comincio a mettere la mia felicità davanti a tutto e tutti, sarò sempre incompleta, sempre in attesa, sempre in ansia. E continuerò tutta la vita a non dormire, a fissare il soffitto e a chiedermi come posso cambiare il mondo, almeno il mio mondo. Devo trovare il coraggio di mettere me stessa prima degli altri, di pensare a me, a noi e a quello che ora è più importante. Anche se questo vuol dire amare un po' di più me stessa e un po' meno le persone che mi circondano. Ma penso che chi mi vuole bene sarà ancora più contento a vedermi finalmente felice. Perché è vero che il troppo storpia ma l'amore, per quanto possa essere infinito, non è mai abbastanza.

lunedì 16 maggio 2011

Caos calmo

Stamattina voglio parlare del mio disordine. Partiamo dal presupposto che non credo di essere una persona disordinata. Mi definirei diversamente ordinata, perché nel mio disordine c'è comunque un ordine. La mia è piuttosto una confusione, tante cose messe in uno spazio troppo piccolo con un criterio non molto razionale. Quando però incontro delle persone davvero disordinate, che solo a guardarle immagini il caos nella loro testa, allora mi consolo. Io non sono affatto una persona disordinata, ho solo una serie di priorità tra le quali purtroppo non rientrano le cose pratiche della vita di tutti i giorni, come fare decentemente una valigia. Ma dico: già faccio uno sforzo abnorme per ricordare tutto quello di cui ho bisogno, devo spendere ulteriori energie a mettere le cose in ordine nella valigia? Se poi la devo disfare, a cosa serve? La logica, perdonate la vanità, è schiacciante. I vestiti che tolgo non vanno messi sulla poltrona perché prendono polvere. Benissimo. Li butto nell'armadio, qual è il problema? Polvere lì dentro non la prendono e si fanno anche un po' di compagnia. Poi il fatto che ci sono anche due zaini e tre borse in mezzo a loro, è un dettaglio trascurabile. Provate ad alzare le coperte. Il mio letto sembra tutto sistemato, in realtà nasconde il pigiama non piegato ovviamente e il tigrottino con cui dormo. Ma almeno non prendono polvere, no? Sul davanzale della finestra ci sono almento tre paia di scarpe, a rotazione, in base a quali scelgo di mettere la mattina. Per fortuna c'è Pannocchia Maria (per chi non la conoscesse è la mia ranocchia porta-biancheria) che nella sua pancia gigante nasconde tutti gli indumenti sporchi e mi evita brutte figure. Starete pensando che sono un po' fuori di testa, e forse è anche vero. Ma ci tenevo a precisare che, nonostante il dilagare negli ultimi tempi di un certo disordine nella mia stanza, in realtà dentro di me c'è un ordine quasi perfetto, uno stato di pace e di quiete. Mi mancava un tassello, come quando fai i puzzle da migliaia di pezzi e ne perdi uno, proprio l'ultimo, quello che ti permette di quadrare il cerchio. Io l'ho ritrovato proprio quando cominciavo a rassegnarmi. Era lì sul pavimento, nascosto dietro un angolo, ogni giorno sotto i miei occhi senza che me ne accorgessi. E adesso che l'ho ritrovato è diventato il pezzo più importante di tutti perché è quello che mi ha permesso di completare la mia vita. Quindi che importa che ho dimenticato i calzini rosa nella tua macchina?
Dentro di me tutto è in ordine.

E come un girasole giro intorno a te,
che sei il mio sole anche di notte.
Tu non ti stanchi mai, tu non ti fermi mai
con gli occhi neri e quelle labbra disegnate
e come un girasole giro intorno a te
che sei il mio sole anche di notte.




mercoledì 11 maggio 2011

Nel bene e nel male

Purtroppo capita che involontariamente facciamo del male a coloro che sono intorno a noi senza rendercene conto e soprattutto senza volerlo minimamente. Sono queste le situazioni in cui ci si sente davvero in colpa. Non si agisce con cattiveria o per fare deliberatamente del male a qualcuno. Di certo si tratta di un comportamento superficiale, dettato dalla confusione del momento, da una distrazione, che sicuramente sono mancanze da condannare. Specialmente se la persona a cui abbiamo in un modo o nell'altro fatto del male è qualcuno a cui teniamo particolarmente. Ma proprio questo dovrebbe far capire che non è stato fatto con odio, con premeditazione. A volte le parole possono ferire nel profondo, come una lama sottile che si insinua sotto la pelle e quando arriva al cuore ti toglie il respiro e hai la sensazione di andare a fondo senza riuscire a risalire. E gli occhi, e il disprezzo che si legge in essi, e lo sguardo indifferente, sono ancora più dolorosi di qualsiasi altra punizione. E sono in questi casi che ci si aggrappa ad una parola, ad un sorriso, anche ad un silenzio inatteso, che sembrano quasi ridarci la speranza che non tutto è perduto, che ai nostri errori si può rimediare, che forse indietro si può tornare, che forse è ancora possibile ricostruire qualcosa di delicato ed estremamente prezioso che per colpa nostra è andato in frantumi. Forse non è sempre tutto così nero, forse davvero esistono le sfumature. Forse alla fine dei conti non è detto che per una cosa bella che ci viene donata, un'altra ci deve essere per forza tolta.
Voglio concludere con lo slogan dei sessanttottini francesi, uno slogan di speranza di un mondo migliore, di speranza per il futuro, un messaggio di pace e serenità che invita tutti a non disperare:
sous les pavés, jetés dans la mer, la plage



Forse alla fine di questa triste storia,
qualcuno troverà il coraggio,
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento...
e come se fosse l'ultimo