giovedì 24 maggio 2012

Piove

Sono tranquillo la pioggia poi fa posto al tempo bello
Così è da sempre e sempre resterà
E tutto cambia e tutto cambierà ancora 

E' bella la città quando piove. Dalla mia finestra vedo la pioggia scendere sui tetti come se fosse arrabbiata. Il cielo non è poi così grigio, a sprazzi si colora d'azzurro quasi volesse sfidarci. Solo qualche minuto fa splendeva il sole ed ora invece tutto è avvolto da questo manto d'argento che nasconde la vista delle montagne laggiù, oltre l'orizzonte che le separa dal lago. Per me una benedizione. Posso finalmente piangere, mescolare le mie lacrime alla pioggia e celare il mio lamento nel ticchettio delle gocce sul davanzale della finestra. Finalmente posso essere triste e gridare al mondo che sto male. Non devo più fingere di star bene e di sorridere. La pioggia mi avvolge nel suo abbraccio caldo, perché quando piove fa sempre più caldo. Le nuvole trattengono il calore e rendono tutto così incredilmente dolce. La pioggia mi rinfranca, mi consola e mi dice di stare tranquilla. Perché inevitabilmente dopo la pioggia, tornerà di nuovo a splendere il sole.

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l'arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
(Gianni Rodari)

sabato 5 maggio 2012

Lo strano caso di Isabella

Isabella, ve la presento, è la cugina tedesca di Donatella, la padella. Anche Isabella è una padella italiana ma vive in Germania quindi parla molto bene il tedesco. Purtroppo però da italiana non riesce sempre ad integrarsi con gli stili di vita culinari dei tedeschi. E questo a volte, la fa bruciare. Ieri mattina mi sono svegliata come di consueto molto presto e ovviamente prima del resto della squadra. Sono scesa in cucina per prepararmi un bel caffè italiano ed è stato allora che l'ho vista. Isabella era lì, tra i piatti della cena, apparentemente lavata e asciugata ma piangeva. Mi sono avvicinata e inorridita ho visto che era coperta di macchie d'olio dappertutto, ben avvinghiate ai suoi bellissimi fianchi rotondi. Ho cercato di soffocare il mio grido di disperazione. Ma come si fa a trattare una padella in questo modo? Presa dalla rabbia mi sono messa a lavare di nuovo tutte le stoviglie, ad asciugarle e a riporle al sicuro sulle mensole. Ho lavato e rivalato Isabella sperando di riuscire a rimuovere tutte le incrostazioni. Se in quel momento avessi avuto uno dei campioni tra le mani, avrei potuto ucciderlo a calci. Ma fortunamente è andato tutto bene e sono riuscita a rimettere a nuovo Isabella. E quando i tre moschettieri sono scesi a fare colazione ridendo e cantando e salutandomi come al solito in un italiano tutto loro strizzandomi l'occhio, non ho avuto il coraggio di insultarli. Ho sorriso e come al solito ho offerto loro i miei biscotti. Li guardo mentre scherzano, si prendono in giro e giocano con il pallone in salotto come fossero dei bambini. E li perdono. In fondo mi fanno sentire a casa.