domenica 11 novembre 2012

Incroci

Ho ritrovato questa bozza di post. Avevo tentato di scriverlo agli inizi di settembre, quando tornata di nuovo in Germania, ho per caso incrociato una persona che ha segnato profondamente la mia esperienza lì e di cui, strano ma vero, non conosco neppure il nome. Mi fa piacere postare questo breve ricordo. Perché ancora ne porto i segni...

Eri lì, ad un soffio, come un qualsiasi altro passante. Tu sei un qualsiasi passante. E allora perché fa male? Ho fatto finta di niente, mi sono voltata dalla parte opposta, ho avuto paura. Paura che tu nemmeno mi avresti riconosciuta. E probabilmente è stato così. Ma voglio sognare e pensare che non mi hai salutata per lo stesso mio motivo. Perché siamo le persone giuste al momento e nel posto sbagliato. Perché entrambi abbiamo già programmato il nostro futuro con altre persone. Perché è troppo, troppo, troppo difficile raccontarsi una favola. E' più facile ripetersi che la nostra scelta sia stata quella giusta e che è meglio che tutto rimanga solo un ricordo. Confuso sì, avevamo la vista abbastanza appannata, ma pur sempre bellissimo. E allora continuiamo a fare come oggi, attraversiamo ancora la strada insieme, perché no, ma dopo che ognuno torni pure alla propria vita, senza rimpianti e senza dolore. Perché in fondo alle nostre strade, c'è già chi ci aspetta.

Io per la prima volta, nuovamente,
starei sempre così come sto adesso...

Fake

Le ultime settimane in Germania sono state molto strane. E' come se avessi vissuto una vita parallela. Tu mi hai fatto vivere una vita parallela. Mi hai dato quello che cercavo, mi hai fatto vedere ciò che volevo vedere e mi hai fatto vivere quello che sognavo da tempo di vivere. Mi sono sentita padrona di ogni attimo della mia vita. Decidevo io tutto, andavo via quando volevo, a volte senza nemmeno salutare e senza giustificarmi, perché sapevo di non doverlo fare e sapevo che tu non mi avresti chiesto spiegazioni. Parlavo solo quando ne avevo voglia, non insistevi mai. Se arrivavo completamente bagnata perché avevo camminato troppo tempo sotto la pioggia senza riuscire a lavare via i sensi di colpa, non mi chiedevi niente. Una maglia asciutta, pulita e stirata era pronta per me. Mi hai addirittura dato le tue chiavi, offrendomi un rifugio per quando avessi avuto bisogno di fuggire da me stessa. Mi offrivi silenzio e pace, in un mondo che viaggia ad un volume esagerato, forse perché avevi capito che dentro di me c'era posto solo per grida e pianto. Era tutto così incredibilmente perfetto. Mi svegliavi con i cornetti caldi oppure con quelle tue musiche strane che inondavano la stanza insieme ai primi raggi del sole. Ed era tutto estremamente bello, bello e tranquillo. Forse è durato tutto troppo poco, o addirittura tutto troppo a lungo. Ma la verità è che nonostante tu mi abbia regalato la vita che forse ho sempre sognato, io non ero felice. C'erano sere in cui mi facevi ridere a crepapelle, ma non sorridevo mai. Io non ero felice. Ma devo ringraziarti comunque, non solo per tutto l'affetto che mi hai dato, non solo perché mi hai fatto sentire al centro del tuo mondo, non solo per tutte le attenzioni che mi hai dato, molte di più di quante non ne abbia mai ricevute, ma anche perché mi hai aperto gli occhi e mi hai fatto capire che non devo più cercare la persona e la vita che ho sempre sognato. Nell'antieroe per eccellenza, nei litigi, nelle discussioni, nella relazione più strana che ci possa essere, nella totale incompatibilità, nel sogno più assurdo che io abbia mai potuto fare, ho trovato la mia felicità. Ed è solo con lui, con il mio antieroe,  che per la prima volta l'impossibilità è diventata una solida certezza.

giovedì 24 maggio 2012

Piove

Sono tranquillo la pioggia poi fa posto al tempo bello
Così è da sempre e sempre resterà
E tutto cambia e tutto cambierà ancora 

E' bella la città quando piove. Dalla mia finestra vedo la pioggia scendere sui tetti come se fosse arrabbiata. Il cielo non è poi così grigio, a sprazzi si colora d'azzurro quasi volesse sfidarci. Solo qualche minuto fa splendeva il sole ed ora invece tutto è avvolto da questo manto d'argento che nasconde la vista delle montagne laggiù, oltre l'orizzonte che le separa dal lago. Per me una benedizione. Posso finalmente piangere, mescolare le mie lacrime alla pioggia e celare il mio lamento nel ticchettio delle gocce sul davanzale della finestra. Finalmente posso essere triste e gridare al mondo che sto male. Non devo più fingere di star bene e di sorridere. La pioggia mi avvolge nel suo abbraccio caldo, perché quando piove fa sempre più caldo. Le nuvole trattengono il calore e rendono tutto così incredilmente dolce. La pioggia mi rinfranca, mi consola e mi dice di stare tranquilla. Perché inevitabilmente dopo la pioggia, tornerà di nuovo a splendere il sole.

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l'arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
(Gianni Rodari)

sabato 5 maggio 2012

Lo strano caso di Isabella

Isabella, ve la presento, è la cugina tedesca di Donatella, la padella. Anche Isabella è una padella italiana ma vive in Germania quindi parla molto bene il tedesco. Purtroppo però da italiana non riesce sempre ad integrarsi con gli stili di vita culinari dei tedeschi. E questo a volte, la fa bruciare. Ieri mattina mi sono svegliata come di consueto molto presto e ovviamente prima del resto della squadra. Sono scesa in cucina per prepararmi un bel caffè italiano ed è stato allora che l'ho vista. Isabella era lì, tra i piatti della cena, apparentemente lavata e asciugata ma piangeva. Mi sono avvicinata e inorridita ho visto che era coperta di macchie d'olio dappertutto, ben avvinghiate ai suoi bellissimi fianchi rotondi. Ho cercato di soffocare il mio grido di disperazione. Ma come si fa a trattare una padella in questo modo? Presa dalla rabbia mi sono messa a lavare di nuovo tutte le stoviglie, ad asciugarle e a riporle al sicuro sulle mensole. Ho lavato e rivalato Isabella sperando di riuscire a rimuovere tutte le incrostazioni. Se in quel momento avessi avuto uno dei campioni tra le mani, avrei potuto ucciderlo a calci. Ma fortunamente è andato tutto bene e sono riuscita a rimettere a nuovo Isabella. E quando i tre moschettieri sono scesi a fare colazione ridendo e cantando e salutandomi come al solito in un italiano tutto loro strizzandomi l'occhio, non ho avuto il coraggio di insultarli. Ho sorriso e come al solito ho offerto loro i miei biscotti. Li guardo mentre scherzano, si prendono in giro e giocano con il pallone in salotto come fossero dei bambini. E li perdono. In fondo mi fanno sentire a casa.

martedì 17 aprile 2012

E mi sento nuda...

Stasera è una splendida sera. E' una sera tranquilla, regna la pace. Dalle mie finestre senza tende guardo il cielo diventare sempre più nero al calare della notte. E mi sento nuda, come una stanza senza tende alle finestre. Essere arrivata qui è come essermi spogliata e adesso ho un nuovo vestito da cucirmi addosso. Mi sembra di avere tra le mani la possibilità di essere qualcun'altra, di costruirmi un'identità nuova, di essere quella che non sono mai stata. O forse questa è la possibilità di essere finalmente me stessa, di poter essere quella che sono, senza preoccuparmi dei giudizi degli altri, senza dover per forza mantenere un contegno. Qui posso ridere quando ne ho voglia, posso girare scalza per casa anche se so che poi i calzini li dovrò buttare. Qui posso piangere senza che nessuno me ne chieda il perché. Posso essere triste o felice senza che nessuno me ne chieda poi il conto. Mangio pasta alle cinque del pomeriggio, solo perché mi va. Faccio colazione alle 6 del mattino soltanto per sentire il rumore della città che si sveglia. Passeggio senza una meta senza temere di incontrare qualcuno che interrompa il silenzioso dialogo con me stessa. Esco senza giacca e non prendo l'ombrello quando piove perché a me piace bagnarmi sotto la pioggia e non c'è nessuno a dirmi che poi sicuramente mi ammalerò. E mi sento nuda di fronte a questo cielo che si scurisce. C'è un'unica stella lassù, forse addirittura non è una stella ma Venere, che sembra ridere a sentire me fremere nell'attesa di una nuova giornata qui, in questo posto dalle mille opportunità. Mi addormento pensando a cosa mi riserverà il domani e quale vestito mettere per l'occasione. Qui potrei tranquillamente indossare scarpe verdi sotto i jeans azzurri, potrei mettere la giacca rossa su pantaloni fucsia, potrei addirittura uscire in ciabatte. Nessuno se ne accorgerebbe. Qui a nessuno importa di che colore sei, qui puoi essere davvero del colore che vuoi. E allora guardo fuori dalla mia finestra senza tende e mi sento nuda di fronte al cielo ormai scuro. E mi sento nuda a pensare che in fondo, anche se così lontani, questo è lo stesso cielo che guardi anche tu.

sabato 14 aprile 2012

Profumo

 Quando sarò vecchio, sarò vecchio
nessuno dovrà più venirmi a rompere i coglioni
Quello che avrò fatto, l'avrò fatto
vorrò soltanto stare a ricordare i giorni buoni
Molti che conosco saran morti
sepolti sopra metri di irriconoscenza
Me ne starò vecchio a ricordare
che non ho ringraziato mai a sufficienza
chi mi regalò qualche rima baciata
chi mi ha fatto stare bene una serata
chi mi ha raccontato qualche bella storia
anche se non era vera

Il tuo odore è svanito con la stessa discrezione e velocità di come è arrivato. Un soffio di primavera, una brezza che scalda per un momento, ma che non è abbastanza forte per evitare di essere travolta dalle nuvole. E' stato un po' così anche per noi. Troppo breve quell'attimo perfino per riuscire poi a ricordarlo. Mi sono sentita importante, matura quasi fossi io il centro di tutto, del tuo mondo così ancora ristretto. Quante cose ancora hai da vedere, quante cose ancora ti faranno soffrire e imparerai anche tu che non sempre possiamo avere tutto ciò che desideriamo. La tua innocenza è contagiosa, mi piacerebbe essere così. Ma non posso evitare di essere quello che sono e non posso di certo essere quello che non sono. Ci sono cose che io proprio non so fare e adesso è troppo tardi per imparare. Sì, forse è vero che qui gli schemi sociali non contano, eppure noi tutti li abbiamo. Anche tu, senza rendertene pienamente conto. Ma è bello pensare che un giorno sarò lì a ricordare tutto questo come la nostra impossibilità, o forse sarebbe meglio dire la nostra non possibilità. E dopo che avrò fatto ancora tanta strada, e magari non ricorderò nemmeno più il tuo nome, starò lì a ripensare a quel tuo sguardo rubato nella confusione più totale, a quella incredibile istantanea complicità che per un minuto troppo breve ci ha legati a doppio nodo; starò lì a ripensare a te, seduto su quella sedia mentre mi guardi ammaliato, mi strizzi l'occhio e sai che mi hai reso felice. Starò lì a ripensare di non averti mai ringraziato a sufficienza perché tu, per un attimo, per un solo istante della mia vita, con il tuo sorriso da bambino, con quella tua aria da ragazzino felice in un parco giochi, mi hai fatto stare bene una serata e mi hai raccontato una bella storia, anche se purtroppo quella storia, non era vera.

lunedì 2 aprile 2012

Eccomi

Ebbene sono arrivata. Solo da due giorni, ma sono le impressioni iniziali quelle che contano. E allora cosa dire? La città è fantastica, assolutamente meravigliosa. Sono molto contenta di aver scelto questo periodo per partire perché secondo me Konstanz sta dando il meglio di sé. L'università è in cima ad una collina da cui si domina l'intero lago e pensare che su quel lago di affacciano ben tre diversi stati europei, non so mi rende orgogliosa di essere qui. Lo sconforto però è arrivato ben presto quando mi sono ritrovata a fare i conti con i tedeschi. La Germania è bella, peccato che ci sono i tedeschi. Sapevo che le cose all'inizio non sarebbero state facili, ma pensare di dover derattizzare il mio alloggio quello no, abbiate pazienza. Ma tutto diventa esperienza, quindi ci si rimbocca le maniche e si cerca altro. La voglia di scappare via e tornare tra le braccia della propria terra c'è ogni minuto, ma poi passeggio sul lungo lago, penso a quale meravgilia il Signore mi ha donato, stringo i denti e cerco gli annunci sui lampioni. Anche perché tra i mille doni che ho ricevuto, c'è un metro e novantadue di entusiasmo, vitalità ed estrema generosità. Quel calore umano che solo gli italiani sanno dare, quella bellezza così sfacciata quanto inconsapevole di un sorriso che ti illumina la giornata e ti fa pensare che è per persone come lui che vale la pena tentare. Grazie Luca.