martedì 30 novembre 2010

Quel giorno mi chiamò

Quando ero piccola mia madre mi portava con lei in chiesa. Approfittavo di quell'ora per vedere fino a che numero ero in grado di contare. Diventata abbastanza grande per rifiutarmi di andare, la domenica aspettavo fuori con mio padre e giocavo in piazza con gli altri ragazzini. Dopo pochi anni sono diventata un'adolescente irrequieta, indomabile, fuori dai canoni, contro tutto e tutti. Mi scagliavo soprattutto contro le convenzioni, contro le tradizioni, la disciplina, gli obblighi. E ovviamente nel mio rifiuto della società era compreso il rifiuto della chiesa come istituzione, e me ne andavo proclamando la falsità dei cosiddetti "religiosi". Finché una notte non ho fatto un sogno. Ho sognato di essere sull'altalena che ho in giardino davanti casa. Mi dondolavo, andavo sempre più veloce finché non mi sono ritrovata a fluttuare tra le nuvole e sono caduta su una di queste. Lì davanti ai miei occhi c'era una tavola lunghissima tutta bianca con attorno un mucchio di persone che parlavano tutte contemporaneamente e ad alta voce e non si accorgevano di me. All'improvviso in mezzo a tutti, proprio al centro c'era Lui, il Signore. Io spaventata mi rifugiai dietro una tenda e cercavo di osservare da lì. Mi resi conto che attorno a Lui c'erano solo sacerdoti, tutti tronfi, che però non facevano che parlare tra loro senza prestare troppa attenzione al fatto che in mezzo al loro c'era qualcuno di molto più importante. A quel punto il Signore si alzò, venne da me e mi disse: Non aver paura. Le parole contano poco. Le cose più importanti nella vita sono i fatti, i nostri gesti, la nostra capacità di amare gli altri gratuitamente senza pretendere di avere indietro qualcosa da loro. Vai al di là delle cose che appaiono, che vedi, non sono quelle che contano. Conta solo l'amore.
E da quel momento è quello che cerco di fare ogni giorno. Non badare a ciò che c'è al di fuori, ma sentire ciò che viene da dentro le persone che incontro. E' da quel momento che la mia vita ha acquistato un significato perché è da quel giorno che ho imparato ad amare.

      Era un giorno come tanti altri,
     e quel giorno Lui passò.

     Come lo sapesse che il mio nome
     era proprio quello,
     come mai volesse proprio me
     nella sua vita, non lo so.
      Era un’alba triste e senza vita,
     e qualcuno mi chiamò
     era un uomo come tanti altri,
     ma la voce, quella no.
     Quante volte un uomo
     con il nome giusto mi ha chiamata,
     una volta sola l’ho sentito
     pronunciare con amore.
     Era un uomo come nessun altro
     e quel giorno mi chiamò.

4 commenti:

  1. Questa canzone mi è sempre piaciuta! E' bella, profonda, ispira fiducia e mi commuove sempre :)
    Che bel sogno hai fatto... è proprio vero che le strade del Signore sono infinite!! Però bisogna anche avere un cuore predisposto all'ascolto...

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  2. Ah allora la conosci!! Che bello! Hai proprio ragione. Il Signore parla a tutti ma sono pochi quelli disposti ad ascoltarlo oppure sono troppo immersi nel loro egoismo per farlo.
    comunque grazie è bello poter condividere con altri queste cose!

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  3. La conosco anch'io, l'irreligiosa convinta, che in mezzo a tanto non credere di una cosa è fermamente sicura: che la fede esiste, anche se a poco a che fare coi riti. Invidio chi la sente, l'ho cercata anch'io per un tempo lunghissimo, forse la cerco ancora.
    E' un secolo che cerco di commentarti, ma a volte mi sembri una cosa così fragile e sensibile che ho paura di sbagliare toni e modi. Forse mi sbaglio sai? Sei molto più solida di quanto io creda. :)

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  4. @ puntaspilli: come hai letto, per me la fede è arrivata in un momento in cui non la stavo cercando; ma è vero che non ha a che fare con riti. Però quando posso cantare per Lui io sono felice e dimentico tutte le cose brutte.
    E sappi che tu puoi commentare con qualsiasi tono e modo. Accetto tutto da te perché non potrebbe che migliorarmi. Sulla solidità...ci sto lavorando :)

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